L'ordinanza

Corruzione, il Riesame su Aldo Spinelli: “I contanti in cassaforte? Una provvista per nuovi pagamenti non tracciabili”

Per i giudici il fatto che si sia dimesso da tutte le cariche aziendali è ininfluente perché continua a detenere "importanti quote" delle società

Spinelli tribunale interrogatorio

Genova. Aldo Spinelli deve restare ai domiciliari perché può reiterare il reato di corruzione. A dimostrarlo secondo i giudici del Riesame ci sono anche gli oltre 215mila euro in contanti (oltre ai dollari e alle sterline) che gli sono stati sequestrati nella cassaforte della sua abitazione a villa Carrara al momento dell’arresto, avvenuto il 7 maggio.

La “provvista” per nuovi pagamenti in nero

Secondo la giudice Luisa Avanzino, che ha redatto il provvedimento del riesame con cui rigetta la richiesta di attenuazione della misura cautelare, quei soldi rappresentano la “provvista” di nuovi “pagamenti non tracciabili”.  La presenza di quel denaro contante, per uno come Spinelli che aveva diversi conti correnti, non può avere alcuna “alcuna lecita spiegazione”, bensì sono “contrassegnati da una finalità che non si stenta a presumere delittuosa ove si tenga conto dell’incompatibilità di una così considerevole quantità di denaro con le spese quotidiane occorrenti a un soggetto pur abbiente qual è Spinelli”.

L’interdizione “inidonea”: le aziende restano sue

Per il Riesame l’attenuazione della misura con l’interdizione dalle cariche aziendali invocata dalla difesa nella richiesta, non è affatto sufficiente a impedire la reiterazione del reato anche perché Spinelli non ha commesso i reati che gli vengono contestati “grazie alle cariche rivestite nelle società del suo gruppo e nell’ambito dei poteri ricollegabili a quelle stesse cariche”. Non si tratta infatti di “reati di natura fallimentare o in materia di evasione delle imposte” oppure di “illeciti commessi nelle proprie funzioni di rappresentanza, amministrazione o di un’autonoma forma di responsabilità per gli illeciti amministrativi”. Quindi in sostanza visto che Spinelli resta in grado di reiterare il reato perché quelle aziende da cui si è formalmente “dimesso” restano di sua proprietà. “Permane un evidente interesse economico dell’indagato al buon andamento economico delle società facenti parte del gruppo imprenditoriale da lui creato – scrive la giudice – atteso che Spinelli – detiene ancora importanti quote delle predette società e dunque non può di certo ritenersi indifferente al loro andamento”.

Circa il rischio di reiterazione vengono citate dal Riesame anche le ultime informative della guardia di finanza sulla cena di finanziamento di Toti di aprile 2024 e sull’immediatamente precedente incontro tra Toti e Spinelli a Montecarlo, nel marzo di quest’anno che sono “tuttora oggetto di approfondimento da parte degli inquirenti”

L’interrogatorio? “In parte non credibile o reticente”

I giudici nelle 14 pagine di ordinanza ripercorrono anche l’interrogatorio dell’imprenditore 84enne davanti alla gip Paola Faggioni e sottolineano come “la versione dei fatti resa da Spinelli nel suo interrogatorio, lungi dal rivelare resipiscenza o una qualsivoglia revisione critica del proprio operato, in parte non è credibile (in relazione alla giustificazione di alcune erogazioni ammesse come effettuate in favore di Signorini in ragione del rapporto amicale esistente fra i due […]) e in parte è stata “reticente” in particolare “nelle parti in cui, a fronte della contestazione di specifiche conversazioni con Toti dalle quali emergeva il rapporto di scambio ipotizzato, Spinelli s’è trincerato dietro ripetuti non ricordo”.

“Nessun rischio di inquinamento delle prove”

Come già per il governatore Giovanni Toti, se è concreto e attuale il rischio di reiterazione del reato, non c’è alcun rischio di inquinamento delle prove, dice il Riesame. Tra l’altro per l’inquinamento probatorio il termine massimo per la custodia cautelare sarebbe scaduto a breve, il 7 agosto. “Non si vede – scrivono i giudici – quali concrete circostanze giustifichino ulteriormente, ad oggi, la configurazione di un rischio cautelare sostanzialmente fondato soltanto sulla personalità dell’indagato, qual è stata restituita dagli esiti delle investigazioni, tale da inferirne che egli si adopererà nei confronti dei soggetti che devono ancora essere sentiti dagli inquirenti: pare di tutta evidenza che si tratti di un elemento privo della concretezza e dell’attualità richieste”.

L’avvocato: “Su contanti affermazioni apodittiche. Su Cassazione valuteremo”

Una decisione in parte attesa quella del Riesame per i difensori di Aldo Spinelli ma non del tutto, “Visto che la speranza è l’ultima a morire un po’ ci avevo creduto” ammette a caldo l’avvocato Sandro Vaccaro. “Il tribunale ci ha dato ragione sulla cessazione delle esigenze cautelari per quanto riguarda l’inquinamento delle prove – spiega – ma per mantenere i domiciliari ha fatto poi un ragionamento in diritto sul rischio di reiterazione del reato”.

Un ragionamento tecnico che ha a che fare con la legge 231 sulla responsabilità amministrativa delle aziende: “In pratica il Riesame ha detto che siccome non c’è la 231, lui i reati li avrebbe commessi non per le società e siccome è ancora socio potrebbe reiterare il reato”.

Inoltre secondo il legale il tribunale ha fatto “affermazioni apodittiche sui contanti trovati a casa di Spinelli senza sapere in concreto perché lui potesse avere l’esigenza di avere quel denaro a disposizione a casa sua”. 

Adesso insieme al collega Andrea Vernazza l’avvocato Vaccaro studierà le motivazioni del provvedimento per decidere se fare o no ricorso in Cassazione: “Il ricorso in Cassazione può essere fatto solo per motivi di diritto e non nel merito della decisione

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