Reperto

Nave negli scavi della Foce, il relitto è di un mezzo da sbarco. Si scatena la memoria dei genovesi fotogallery

Lo scafo è stato quasi totalmente liberato dalla terra. E i tanti bimbi di allora ricordano "i tuffi dai relitti della spiaggia della Foce"

nave foce relitto

Genova. Continuano gli scavi intorno alla nave “fantasma” emersa dagli scavi del cantiere della Foce che in queste settimane hanno dato il via ai lavori per la realizzazione del nuovo parcheggio interrato sul quale sorgerà un parco urbano affacciato sul mare. Dopo la “scoperta” della prime parte dello scafo, le ruspe hanno liberato dalla terra la quasi totalità di quello che resta dell’imbarcazione risalente con ogni probabilità alla Seconda Guerra Mondiale, permettendo una maggiore ricognizione sulle sue possibili origini.

Dopo il ritrovamento, annunciato in anteprima da Genova24 lo scoro venerdì, la notizia ha fatto il giro del paese e dei social network, scatenando curiosità e interesse. Tra le tante pubblicazioni che si sono susseguite in questi giorni, le foto del team Drone Genova (di cui pubblichiamo uno scatto) permettono di osservare meglio il relitto abbandonato, aggiungendo dettagli che potrebbero essere dirimenti per capire le origini della nave. Su tutti la presenza evidente di un pontone mobile sulla prua dell’imbarcazione che inequivocabilmente fanno presupporre si tratti di un mezzo da sbarco.

La storia dei giorni immediatamente successivi alla fine della guerra l’abbiamo ricostruita: la spiaggia della Foce fu utilizzata per tutta la primavera e l’estate del 1945 dagli Alleati per portare rifornimenti e attrezzature in città, vista la inagibilità del porto di Genova. Per fare ciò furono utilizzati decine di navi alcune delle quali finirono spiaggiate a causa delle mareggiate che colpirono la costa ligure durante quei mesi, arenandosi sulla spiaggia della Foce. Lì, quindi, ci sono rimaste per diversi anni per poi finire interrate durante la costruzione di piazzale Kennedy, realizzato insieme al quartiere fieristico nei primi anni 60.

Le ipotesi sulla identità della nave, quindi, si affinano, in attesa che il sopralluogo degli archeologi della Soprintendenza genovese possa fare ulteriore chiarezza (e mentre il cantiere continua, come assicurato dal vicesindaco Pietro Piciocchi) Comparando la forma dello scafo riemerso con materiale fotografico dell’epoca, si potrebbe quindi ipotizzare che si tratti di una delle molteplici versioni di una Landing Craft Utility (LCU) o di una Landing Craft Tank, vale a dire rispettivamente un mezzo da sbarco generico e uno predisposto anche per mezzi pesanti come i carri armati, in uso nella Royal Navy, la marina militare inglese, o nella US Navy, quella americana, che nel 1943 erano sbarcate in Sicilia per iniziare la lenta avanzata verso nord. Mezzi del genere furono prodotti a centinaia e vennero impiegati praticamente su tutti i fronti, dal Mediterraneo al Pacifico.

La lunghezza del relitto, però potrebbe portare anche ad altre ipotesi, come ci suggerisce lo storico Sergio Manente, che ci segnala la possibilità che si possa trattare di un Marinefährprahm, mezzo da sbarco prodotto dall’esercito tedesco e dalla Regia Marina in grandi quantità e in molti casi requisiti durante l’avanzata alleata per essere riutilizzati. Lo stesso Manente, però, non azzarda risposte certe sulla definitiva identificazione della nave: visto lo stato dello scafo, del quale rimane praticamente solo la chiglia e poco più, l’identificazione sulla base della documentazione fino ad oggi ottenuta non è possibile. La cosa certa, ad oggi, è solamente che si tratti di un mezzo da sbarco.

In tutto questo battage mediatico che ha seguito la notizia del ritrovamento, l’unica rettifica che Genova24 deve fare è sull’aggettivo “dimenticato”. Se, infatti, è presumibile che i progettisti del park come i tecnici istituzionali non avessero contezza della presenza della nave “fantasma”, le foto pubblicate in rete hanno immediatamente scatenato la memoria di decine di genovesi, bambini e ragazzi negli anni 60, che hanno condiviso sui social i ricordi di quei relitti, oggi tornati alla luce.

“Ricordi infantili – scrive l’archeologo Ferdinando Bonora – ho memoria di quando alla fine degli anni Cinquanta (avrò avuto quattro o cinque anni) papà mi portava sulla spiaggia della Foce disseminata di relitti arrugginiti (ben prima degli interramenti per piazzale Kennedy) e mi diceva che erano resti di mezzi da sbarco dell’ultima guerra“.

nave foce relitto
Foto di proprietà di Marcello Biava, pubblicata su https://www.facebook.com/share/9FhWb26zUXSrP86z/ - La spiaggia della Foce, anni 50

“Mio padre mi raccontava che poco dopo la fine della guerra due piccole navi alleate che erano all’ancora poco fuori del porto vennero scaraventare a terra da una mareggiata violentissima“, aggiunge Marco Campanella mentre Vilma Damanti aggiunge che ricorda “bene spuntare dalla sabbia il fumaiolo della nave. Fine anni sessanta, prima di piazzale Kennedy, ero una bimba di 4 o 5 anni e mio papà mi portava a giocare sulla spiaggia”.

Alfio Emilia aggiunge una nota di storia “popolare”: “Sono nato alla foce, nei primi anni del dopoguerra gli alleati sbarcarono molto materiale sulla spiaggia, esisteva anche un fiorente traffico notturno di sigarette e scatolame di alcuni miei vicini con gli americani. Ogni tanto qualche mezzo navale spiaggiava e rimaneva lì per molto tempo“.

Non manca chiaramente l’ironia: utente anonimo si chiede se per caso non sia un “il relitto di una navebus di Amt, con il servizio momentaneamente sospeso, mentre Mirko ARes Federico Federici aggiunge: “Belin ma chiedere ai vostri nonni che, quella nave, la usavano come trampolino per i tuffi, no? Se solo le nuove generazioni trovassero il tempo di ascoltare i racconti dei vecchi…“. Un suggerimento davvero da prendere alla lettera, prima che la memoria collettiva della nostra città non venga insabbiata per sempre.

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