Genova. Un lungo rottame in ferro arrugginito, posizionato parallelamente rispetto alla linea di costa, con ben visibile la forma inconfondibile di una prua e la struttura interna a scompartimenti del sottocoperta. Questo è quello si vede e si intuisce oggi dello scafo di una “nave fantasma” emerso dagli scavi di piazzale Kennedy, relativi al cantiere di realizzazione del parcheggio interrato della Foce sul quale sopra sorgerà un nuovo parco.
Una struttura in metallo, forse affiancata ad un’altra più piccola, che fa capolino tra le ruspe al lavoro, e che in queste ore è stata quasi completamente liberata dal terreno che la conservava sotto l’asfalto nel lato di levante del piazzale, praticamente difronte a piazza Rossetti. Il relitto di una nave dimenticata, quindi, che torna alla luce dopo decenni – quasi un secolo – di oblio e che ci riporta all’immediato dopoguerra, quando Genova, con il suo porto distrutto dalle bombe e disseminato di relitti, iniziava la sua lunga rinascita.
E mentre gli enti preposti cercheranno di capirne le origini (la Soprintendenza effettuerà un sopralluogo nei prossimi giorni) proviamo a ricostruire di che cosa si tratta. Partiamo dal dato che la Foce negli anni 40 e 50 era molto diversa da come si presenza oggi. Durante gli anni trenta, completata la copertura del Bisagno, demolite la parti storiche del quartiere (comune autonomo fino al 1873), tra cui il borgo dei pescatori, i cantieri navali e quello che restava del lazzaretto, si iniziava a costruire piazza Rossetti. Un progetto che fu interrotto a causa del conflitto per poi essere ripreso nel dopoguerra seguendo il progetto di Luigi Carlo Daneri. In quegli anni piazzale Kennedy non esisteva ancora, sarebbe stato realizzato solamente negli anni 60 con la costruzione del quartiere fieristico: al suo posto ancora la spiaggia, come si desume dalle foto scattate dalla ricognizione aerea fatta fare dal Comune di Genova nel 1954. Il relitto, quindi, è stato inglobato nel cemento e nelle terre di risulta usate per costruire il grande piazzale sorto insieme alla realizzazione dei riempimenti della Fiera, fatti utilizzando in molti casi lo smarino dei tunnel delle tratte autostradali in fase di costruzione in quegli anni e le tante macerie delle demolizioni post belliche.
Ma quella nave allora di che cosa si tratta? Facciamo ancora un passo indietro, e approdiamo nei difficili mesi della guerra. Come è noto, durante il conflitto, Genova, le sue fabbriche e il suo porto, fu oggetto di pesantissimi bombardamenti alleati fin dal 1940 e che si susseguirono e si intensificarono seguendo le sorti belliche: le difese costiere e antiaeree, seppure numerose, non erano efficaci e sufficienti per difendere il principale porto italiano, che quindi fu ampiamente preso di mira con migliaia di bombe. Le stesse bombe che ancora oggi emergono numerose dal sottosuolo genovese in occasioni di scavi e demolizioni. Una storia drammatica per la città che vide centinaia di vittime, decine di edifici storici andati distrutti, e migliaia di sfollati. La Grande Genova non c’era più.
Negli ultimi giorni del conflitto, quindi, il panorama deve essere stato spettrale: decine di navi affondate nel porto e ruderi ovunque. A complicare la situazione il tentativo disperato dei tedeschi – che dall’8 settembre 1943 occupavano da invasori la città con la complicità dell’esercito fascista della Repubblica di Salò – di resistere e rallentare l’avanzata degli Alleati. Per fare ciò, come è noto, le truppe germaniche sabotarono molte infrastrutture, tra cui anche il porto, che fu minato e in più punti e bloccato nei sui ingressi facendo affondare navi e imbarcazioni.
Una distruzione e precarietà che dopo il conflitto per lunghi mesi rese inagibile e inaccessibile il porto, anche per i mezzi militari di inglesi e americani, che quindi utilizzarono la spiaggia della Foce per sbarcare materiali e rifornimenti. Ed è proprio da quei convulsi mesi (drammatici ma ricchi di storia e tracce che purtroppo noi stessi abbiamo cancellato, come lo scempio della cancellazione delle scritte americane dai muri di Sottoripa che ancora “sanguina”) che arrivano le ipotesi sull’origine della nave fantasma riemersa dalla viscere di piazzale Kennedy. Una delle ipotesi potrebbe essere quella che il relitto venne portato sulla spiaggia della Foce durante le operazioni di recupero e riapertura del porto. All’epoca l’accesso di levante era all’incirca all’altezza di molo Giano, che costituiva la propaggine più orientale dell’avamporto.
La seconda ipotesi, più suggestiva, è quella che vede la carcassa di questo imbarcazione – oggi lunga una cinquantina di metri – essere il relitto di una imbarcazione alleata, probabilmente inglese, spiaggiata durante la forte mareggiata che colpì Genova nel maggio del 1945, quando la rada della Foce era gremita di mezzi utilizzati per rifornire l’occupazione alleata della città. Durante quell’episodio diverse navi furono sconquassate dalle onde: molte furono recuperate, altre abbandonate in loco, probabilmente dopo essere state “alleggerite” della strumentazione riutilizzabile per i pezzi di ricambio. Per poi essere ricoperte per costruire il piazzale, forse perchè nessuno sapeva cosa farsene, e dimenticate. Almeno fino ad oggi.