L'appello

“Non uccidete Naso e Rosino”, la battaglia di Giordana per salvare i due cinghiali condannati a morte dalla Asl

La donna, residente a Bargagli, ha salvato i due animali quando li ha trovati nel suo terreno con i segni di una braccata sul corpo. Nei giorni scorsi ha ricevuto una notifica che ne impone l'abbattimento per contenere la peste suina africana

Generico giugno 2024

Genova. “Salviamo Naso e Rosino”. A rilanciare l’appello di Giordana, residente a Bargagli, è il Rifugio Miletta, organizzazione di volontariato del Novarese da anni impegnata nel salvataggio di animali. Che si è unita alla battaglia della donna per evitare che due cinghiali – Naso e Rosino, appunto – vengano soppressi nell’ambito del piano di contenimento dell’epidemia di peste suina africana.

La donna ha ricevuto una notifica da parte della Asl lo scorso 29 maggio, un documento in cui la si invita a procedere con l’abbattimento dei due animali. Si tratta di cinghiali, spiega Alessandra Motta, presidentessa di Rifugio Miletta, che la donna si è ritrovata nel suo terreno sanguinanti ed esausti, probabilmente in fuga da una braccata. Ha quindi deciso di curarli e tenerli con sé, ma per la Asl vanno soppressi entro 15 giorni.

“Sconvolta dall’ingresso delle forze dell’ordine in casa e terrorizzata all’idea della sentenza di morte che per la Asl dovrebbe essere applicata agli amati Naso e Rosino, Giordana ci ha chiesto aiuto – spiega Alessandra Motta, presidentessa di Rifugio Miletta – e noi ci siamo subito attivati per presentare ricorso al Tar della Liguria con l’avvocata Angelita Caruocciolo. Naso e Rosino sono sani, amati e non possono avere contatti con eventuali altri cinghiali selvatici – conclude Motta – Rifugio Miletta non lascerà soli loro e la loro umana in questa ennesima battaglia contro una decisione ingiusta e priva di empatia”.

“La situazione dei due cinghiali è aberrante, come altre situazioni che ho già seguito in Piemonte, Lombardia e Lazio – spiega invece Caruocciolo – Contestare un’ipotesi di allevamento, quando la normativa nazionale ed europea consente la detenzione di due esemplari per finalità affettive, come nel caso della signora Giordana, è un atteggiamento prevaricatore, che non si comprende. Non si capisce neanche perché le Asl non si organizzino per avere una linea di condotta univoca, soprattutto oggi che ci sono numerose sentenze di Tar, e la normativa è chiara in tal senso, che hanno sconfessato i loro provvedimenti che contestano, sì, violazioni amministrative ma irrogando sanzioni sproporzionate e, perciò, illegittime. Peraltro, ci si aspetta dalle pubbliche amministrazioni un’alta competenza nel governare tali fattispecie; invece, l’approssimazione e la superficialità determinano situazioni financo al limite del terrorismo, quando esse, con un minimo doveroso di responsabilità e disponibilità, avendo anche il compito di accompagnare i cittadini verso una linea di condotta ordinata e rispettosa delle norme amministrative, arrivano ad assumere provvedimenti abnormi che anche stavolta siamo costretti a portare all’attenzione del giudice per garantire il ripristino della legalità, oltre che per la salvezza di altre due vite”. 

Il caso scuola è quello di Tina, maialina vietnamita incrociata con un cinghiale salvata da Gabriele Zanalda a Castelletto Sopra Ticino e condannata a morte dalla Asl di Novara, che ne chiedeva l’uccisione nell’ambito della strategia della prevenzione contro la peste suina africana. Zanalda, insieme con il Rifugio Miletta, si era appellato al Tar e aveva vinto, ottenendo di tenere Tina con sé

L’avvocata Caruocciolo ha quindi confermato l’intenzione di ricorrere al Tar contro il provvedimento, contestando punto per punto la motivazione dell’atto di abbattimento “forti dei precedenti a noi favorevoli per casi assolutamente identici. Seguiremo, come è nostra abitudine, una linea di condotta pulita e rispettosa della normativa, dimostrando al giudice che la Asl 3 ha assunto un provvedimento illegittimo, che dimostra, ancora una volta, una lettura fuorviata da parte di chi dovrebbe applicare correttamente le norme, senza suscitare sensazioni minacciose o punitive nei cittadini più sensibili”.

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