Verso il processo

Chiuse le indagini sul tutore di Paolo Calissano: a lui e ad altre persone fragili assistite l’avvocato Minna avrebbe sottratto oltre 800mila euro

A dicembre l'avvocato genovese era finito ai domiciliari per peculato, circonvenzione di incapace e falso

Paolo Calissano

Genova. La Procura di Genova ha chiuso le indagini nei confronti dell’avvocato Matteo Minna, 54 anni,che a dicembre era finito ai domiciliari  con le accuse di peculato, circonvenzione di incapace e falso.

Diverse le vittime a cominciare da Paolo Calissano, l’attore genovese trovato morto in casa a Roma il 31 dicembre 2021 dopo aver ingerito un mix di farmaci. Ci sono molte altre persone fragili, per età o altre problematiche, che l’avvocato avrebbe raggirato per intascarsi secondo l’accusa qualcosa come oltre 800 mila euro complessivi.

Cifre sottratte negli anni senza che in molti casi i giudici tutelari che si sono succeduti nel tempo si accorgessero di nulla. Finché uno di loro ha cominciato a volerci vedere chiaro di fronte ad ammanchi consistenti e all’assenza di relazioni esaustive. E così il nucleo di polizia economico-finanziaria guidato dal colonnello Andrea Fiducia si è messo al lavoro e ha raccolto, oltre alle denunce dei parenti degli amministrati, tutte le operazioni bancarie sospette operate da Minna.

Nel procedimento gli vengono contestate “centinaia di condotte appropriative di cui 143 a carico del solo Calissano”. Secondo la giudice Milena Catalano, che aveva firmato a dicembre l’ordinanza di custodia cautelare, Minna aveva “piegato ed utilizzato in modo strumentale la sua professione per soddisfare l’istinto predatorio”.

Secondo l’accusa l’avvocato è indubbiamente molto bravo anche nel raggirare le persone fragili carpendone la fiducia visto che, giusto per fare l’esempio più clamoroso, dopo aver sottratto a Paolo Calissano centinaia di migliaia di euro e una volta che nel 2019 era terminata l’amministrazione di sostegno Minna era riuscito a farsi rilasciare “una procura generale continuando a malversare il patrimonio della vittima”. E ha fatto lo stesso anche con un altro amministrato facendogli firmare, secondo l’accusa, documenti falsi. E, infine, è riuscito a convincere gli altri di di altri due amministrati a difenderlo davanti al giudice tutelare che aveva scoperto gli ammanchi.

Le indagini

L’indagine era nata a seguito di due segnalazioni del giudice tutelare di Genova in relazione alle amministrazioni di sostegno svolte da Minna a favore di due anziani. Il giudice aveva rilevato che Minna “aveva gestito il patrimonio degli amministrati in modo disordinato, gravemente carente in punto rendicontazione ed esibizione dei documenti giustificativi delle spese, confondendo talvolta il patrimonio dell’amministrato con il proprio, fino a sfociare in vere e proprie condotte appropriative e distrattive. Poi era arrivata una terza segnalazione, in relazione all’amministrazione di sostegno a suo tempo svolta a favore di Calissano, che era morto il 30 dicembre 2021, dopo le richieste di chiarimenti da parte del fratello Paolo.

A Calissano sottratto quasi mezzo milione di euro

Minna era stato nominato tutore di Calissano nel 2006, quando l’attore era finito ricoverato per depressione dopo il patteggiamento per la morte per overdose della ballerina brasiliana Ana Lucia Bandeira Bezerra, avvenuta nell’abitazione genovese dell’attore.
Secondo quando ricostruito dai militari della guardia di finanza  e coordinate dal pm Francesco Cardona, i soldi sono stati progressivamente sottratti dai conti dell’attore tra il 2013 e il 2018. Minna aveva cominciato con i prelievi in contanti per spese come taxi, oppure multe o ancora cartelle esattoriali, spese che – rilevano i finanzieri – non si pagano in contanti. E fra l’altro i prelievi a sportello erano nella maggior parte dei casi registrati nel periodo in cui Calissano si era trasferito a Roma e si trovava in clinica. Poi si sono gli innumerevoli trasferimenti di denaro dal conto di Calissano a quello di Minna. Tutte operazioni non autorizzate dal giudice tutelare e nemmeno eseguite in base a quanto disposto dal mandato dell’amministratore di sostegno. Minna infatti aveva “ il solo potere di affiancare obbligatoriamente l’assistito per tutti gli atti dispositivi; di ordinaria e straordinaria amministrazione, comprendenti i prelievi di denaro sopra i 150 euro a settimana” e non avrebbe potuto agire sui conti di Calissano da solo, come invece ha fatto per anni.

Non solo. Minna aveva messo Calissano come socio, probabilmente a sua insaputa, di due società, una di import export intestata a cinque persone tra cui la moglie dello stesso Minna e poi un’altra, l’Autopark V Maggio s.r.l.” sui cui Calissano avrebbe per mano di Minna – questo sostiene l’accusa – versato in totale circa 22mila euro, prima di diventarne socio.

Quando l’amministrazione di sostegno dell’attore era terminata – siamo nel 20219 – Minna aveva convinto l’ex attore prima a comprare le sue quote della società, e poi a firmare una procura generale “acquisendo il potere di rappresentarlo per il compimento di qualsiasi atto relativo al suo patrimonio, sia di ordinaria che di straordinaria amministrazione – scrive il gip – relativo al suo patrimonio” e acquisendo così “poteri più ampi di quelli che gli erano stati conferiti a suo tempo come suo amministratore di sostegno”

Le altre vittime dei raggiri

Ci sono due anziani, sorella e fratello, originari del bresciano e ricoverati a Villa Serena, a cui Minna avrebbe sottratto diverse centinaia di migliaia di euro tra cui un accantonamento da 189 mila euro che però, visto scoperto, aveva interamente restituito alla fine del 2021, senza mai spiegare il motivo di quell’accantonamento. Per il resto il modus operandi è sempre stato lo stesso: prelievi e versamenti sul proprio conto senza autorizzazioni dal giudice e senza ‘pezze giustificative’ .
Ancora, le indagini sono ancora in corso per un’altra amministrazione di sostegno: in questo caso Minna fra l’altro si sarebbe fatto firmare la cessione di un immobile per la società Autopark V maggio a un canone “irrisorio” e soprattutto avrebbe anche emesso false fatture con cui coprire il peculato per indurre in errore il consulente tecnico nominato dal giudice.

E in corso di indagini era arrivata l’ennesima denuncia: quella di una donna la cui sorella con problemi di alcol e droga, era stata circuita da Minna che si era fatto fare una delega per poter operare sui suoi conti. Secondo le prime indagini l’avvocato si è fatto consegnare una delega per poter operare sui suoi conti. E da un lato in quattro anni si è di fatto versato sul suo conto personale oltre 150 mila euro, dall’altro, il nuovo amministratore di sostegno chiamato nel 2020, ha rilevato come il conto della donna nei 4 anni di amministrazione Minna sia sceso da circa un milione e mezzo di euro a circa un milione e cento.

Ora Minna, difeso dagli avvocati Mario Scopesi e Maurizio Mascia, potrà chiedere di essere interrogato dal pm, che poi formulerà la richiesta di rinvio a giudizio.

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