L'informativa

Corruzione, il giallo del caffè al Moody con i telefonini di Toti e Signorini allontanati e messi nella giacca nel governatore

La scena si è svolta davanti agli occhi dei finanzieri che li stavano pedinando. Due giorni dopo la richiesta di Toti di vedersi in un ristorante all'aperto "con il rumore di fondo"

Toti signorini

Genova. Non sarà una spy story come ha titolato questa mattina qualche quotidiano anticipando le informative della guardia di finanza depositate dalla Procura una decina di giorni fa, ma è un fatto – almeno lo è secondo gli investigatori delle fiamme gialle – che nel periodo ‘caldo’ per l’approvazione del rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse ad Aldo Spinelli, Giovanni Toti e Paolo Signorini volessero che le loro conversazioni fossero il più possibile riservate o, meglio più specificamente, non volevano correre il rischio di essere intercettati.

Lo dimostra il caffè preso sabato 2 ottobre 2021 al Moody di via XII Ottobre tra Toti e Signorini. Un appuntamento fissato il giorno prima dalle rispettive segretarie e che si svolge per circa 30 minuti nel dehors del locale. I finanzieri, nell’ambito dell’indagine che ha portato agli arresti del 7 maggio, si erano appostati in un tavolo non lontano fingendosi clienti, ma il sistema di captazione ambientale non ha avuto buon esito a causa del rumore di fondo.

Tuttavia nell’annotazione degli investigatori emerge che alla fine dell’incontro, dopo che i due si erano alzati dal tavolo “Giovanni Toti prendeva una giacca di colore blu posata in una sedia di un altro tavolino e dalle tasche estraeva due cellulari, uno dei quali veniva riposto in una tasca, l’altro consegnato a Paolo Emilio Signorini”.

Non ci sono foto né ulteriori dettagli su questo elemento perché i finanzieri nell’informativa spiegano che non le hanno scattate per evitare di essere scoperti.

L’avvocato di Toti Stefano Savi, in una nota dice di non ritenere “cosa anomala” riporre il telefono “ella propria giacca, magari appoggiata nella sedia accanto per non sedersi sopra e stropicciarla”. Ma non fornisce precisazioni in merito alla presenza nella giacca di Toti del telefono dell’ex presidente del porto Signorini.

D’altronde, un’intercettazione di due giorni dopo in vista di un pranzo che si svolgerà il 4 ottobre 2021, sembra confermare le cautele. Toti la sera del 3 ottobre (quindi il giorno successivo al caffé al Moody) aveva chiamato Signorini e aveva suggerito di incontrarsi alle Cicale Birstrot di Albaro. E aveva motivato la location in questo modo: “Se non piove ci mettiamo fuori al Le Cicale in Albaro che c’è quella piazzetta dove mi hanno portato con te una volta… c’è spazio, non ci rompe il cazzo nessuno e si può parlare…passano le macchine, c’è rumore di fondo...”.

Il realtà, a causa dell’allerta meteo, l’incontro si svolgerà invece al ristorante Santa Teresa di via Porta Soprana. Secondo quanto riportato dall’informativa dei finanzieri all’arrivo del presidente Toti, Signorini e Vianello che erano già seduti avevano cambiato tavolo scegliendone uno più interno (d’altronde il presidente della Regione è cliente abituale del ristorante che si trova proprio dietro al suo ufficio in Regione) e i finanzieri anche in questo caso hanno tentato senza troppo successo di captare le conversazioni a causa dei rumori di fondo.

Toti nella memoria depositata in occasione dell’interrogatorio davanti ai pm, a proposito dei cellulari lasciati lontani sulla barca di Spinelli, aveva precisato che “nelle foto non si vede il mio telefono. Telefono che per altro era con me in molte occasioni anche sulla barca e a dispetto dell’atteggiamento altrui, visto che volevo essere sempre reperibile. D ’altra parte nel caso di Punta dell’Olmo, o, della prima chiamata a Signorini per informazioni sulla calendarizzazione del Terminal rinfuse, appare evidente che avessi con me il cellulare visto che chiama dalla stanza dove si trova con gli Spinelli. E’ possibile che in rare situazioni Spinelli abbia chiesto di lasciare il cellulare, perché, come si è poi saputo, temeva di essere spiato da concorrenti a cui evidentemente non voleva far conoscere il suoi piani di impresa che discuteva con le istituzioni”.  Ma dalle indagini sembra emergere però che diverse cautele per non essere intercettato le abbia prese appunto anche il presidente.

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