Genova. Per Aldo Spinelli, l’imprenditore 84enne ai domiciliari per corruzione dal 7 maggio, le erogazioni “di finanziamenti ai partiti sono una leva economica per ottenere favori“. Lo scrive la giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni nell’ordinanza con cui ha rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari.
Per la gip è ancora “concreto e attuale” il rischio di reiterazione del reato. “In alcuni casi – si legge nell’ordinanza – Spinelli era esplicito nel mettere in correlazione il finanziamento al rilascio del provvedimento desiderato (“adesso il 2 per mille…tutto il resto dopo” diceva al governatore Toti ). In altri casi, trovava il modo di “ricordare” al presidente della Regione l’imminenza delle elezioni o l’importanza del finanziamento, inducendo lo stesso a chiedere esplicitamente il contributo, facendosi così trovare pronto per ribattere con la richiesta di intervento a proprio favore, facendo chiaramente trasparire come il finanziamento fosse concepito come leva economica per ottenere dei provvedimenti favorevoli e non certo come atto di liberalità”. L’anziano imprenditore, sempre secondo il giudice, “non ha esitato a manifestare apertamente la sistematicità del ricorso a un tale meccanismo corruttivo“.
La giudice, nel motivare il rigetto, ricorda anche le precedenti condanne di Spinelli. Si tratta di “precedenti specifici, sia pur risalenti nel tempo” e in particolare di “una sentenza di condanna del 1990 alla pena di anni uno e mesi sei per il reato continuato di corruzione e falsità ideologica; una sentenza di patteggiamento del 1999 per il reato di corruzione elettorale; una sentenza di patteggiamento del 2002 per falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico” precedenti che rendono secondo la giudice “ancora più evidente il pericolo di reiterazione di analoghe condotte criminose”.