Genova è tra le prime città d’Italia per aumento dei giorni estivi e delle notti tropicali, quelli che definiscono le ondate di calore, ma anche – forse un po’ a sorpresa – per avanzamento della siccità. È quanto emerge dal report pubblicato oggi dall’Istat in occasione della 50esima Giornata mondiale dell’ambiente delle Nazioni Unite. Un’analisi che passa al setaccio statistiche e indici di estremi meteo-climatici per i 109 capoluoghi di provincia italiani, mettendo a confronto il 2022 con la media del periodo 1981-2010.
Con una temperatura media di circa 16,6 gradi, il 2022 è stato l’anno più caldo dal 1971 per i capoluoghi di regione, segnando un picco di anomalia termica di +1,7 gradi rispetto al valore climatico 1981-2010, al quale risulta esposta una popolazione residente di poco superiore a 9,5 milioni di persone (pari al 16,1% della popolazione nazionale). Considerando anche le città metropolitane, la temperatura media dei 24 capoluoghi è circa 17°C. In questa classifica Genova si colloca in linea con la media, con un’anomalia positiva di 1,8 gradi.
Il capoluogo ligure invece è risultato al secondo posto dopo Roma per aumento dei giorni estivi rispetto al periodo precedente (+41). Si definiscono giorni estivi quelli in cui la temperatura massima supera i 25 gradi. Genova conquista il poco invidiabile podio anche per la crescita delle notti tropicali (temperatura che non scende mai sotto i 20 gradi) con un +49 che vale il terzo posto in classifica dopo Milano e Torino. Insomma, il clima gradevole tanto decantato negli anni sta diventando un lontano ricordo.
Potrà sembrare strano, ma Genova figura anche tra le città col maggiore deficit di pioggia a confronto col clima del quarantennio 1981-2010. All’appello nel 2022 sono mancati ben 567,3 millimetri di precipitazioni, secondo posto in classifica dopo Milano e prima di Torino. Sono aumentati i giorni senza pioggia (+19), anche se la situazione peggiore si riscontra a Trento, Firenze e Milano, però un’altra “medaglia di bronzo” la Superba la ottiene nella graduatoria dei giorni con precipitazioni superiori a 20 millimetri che sono stati 8 in meno della norma (terzo posto dietro a Milano e Torino). Del resto, riguardo ai soli capoluoghi di regione il 2022 è stato il secondo anno meno piovoso dal 1971 (dopo il 2007) con una precipitazione totale in media di 576 millimetri (circa -167 millimetri rispetto al trentennio 1981-2010).
Certo, le cause non sono solo nei processi in atto a livello globale. Come osserva l’Istat nel suo rapporto, “l’urbanizzazione è causa di “pressioni” sull’ambiente naturale (consumo di suolo, risorse naturali, emissioni di gas inquinanti) che possono essere intensificate dagli effetti dei cambiamenti climatici, rendendo ancora più vulnerabili le città. Nelle aree urbane dei capoluoghi si rilevano diffusi fenomeni di riscaldamento, con temperature più alte rispetto alle aree esterne circostanti, a causa della presenza di superfici radiative di cemento, metalli e asfalto. Il verificarsi allo stesso tempo di una crescita significativa di giorni estivi, notti tropicali e onde di calore e diminuzioni della precipitazione rende più difficile per i sistemi urbani fronteggiarne efficacemente le criticità connesse”.