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Nuova diga, posato (in ritardo) il primo cassone. Ancora dubbi e polemiche sull’opera miliardaria

Venerdì la cerimonia con Salvini, ma l'affondamento è stato completato solo sabato sera. Nuove interrogazioni in Parlamento e incognite sugli sviluppi giudiziari

cassone nuova diga

Genova. È stato posato ieri sera, con oltre 24 ore di ritardo rispetto agli annunci, il primo cassone della nuova diga foranea del porto di Genova. La cerimonia si era tenuta venerdì pomeriggio alla presenza del ministro Matteo Salvini e di tutte le autorità, ma le condizioni del mare hanno ritardato la manovra di affondamento, avvenuto grazie al riempimento con acqua e materiale lapideo. Nel frattempo il rimorchiatore Gianemilio, partito giovedì da Vado Ligure, ha continuato a girare davanti a Sampierdarena col blocco di cemento al seguito, non potendosi fermare per il rischio di finire travolto dal carico trasportato.

Una vicenda che rende l’idea di quanto sia complessa l’impresa, al di là delle celebrazioni. Per ognuno dei 94 cassoni che costituiranno i due terzi della nuova barriera a protezione delle banchine genovesi sono necessari 20 giorni di lavoro per la costruzione, 20 ore di navigazione dall’impianto di prefabbricazione al luogo del posizionamento, altre 18 ore per calarlo sul fondale e consolidarlo. Quello appena affondato misura 21,7 metri in altezza, 40 metri in lunghezza e 25 metri in larghezza, con un peso di 10mila tonnellate. Non è uno dei più grandi, dato che alcuni cassoni arriveranno fino a 67 metri di lunghezza, 35 di larghezza e 33 di altezza.

Intanto non si placa lo scontro politico sull’opera simbolo del Pnrr, ad oggi finanziata con 1,3 miliardi di euro, che in realtà non beneficerà di fondi europei in senso stretto. Altre tre interrogazioni parlamentari saranno presentate nelle prossime ore dai deputati del Pd Debora Serracchiani, Andrea Orlando e Valentina Ghio. Nel mirino ci sono i dubbi espressi dall’Autorità portuale sul mancato completamento dei test sui campi prova, necessari per verificare l’efficacia delle colonne di ghiaia (ne sono previste in tutto 70mila) che dovranno consolidare il fondale sotto gli scanni di imbasamento. Ma c’è anche il tema dei ritardi, circa sette mesi sul cronoprogramma, nonostante Salvini avesse detto pochi giorni fa che tutto procede nei tempi previsti. E tuttavia a Genova ha sottolineato che bisogna “accelerare”.

cassone nuova diga

“Il Pd cerca mille scuse per fermare i lavori sulla nuova diga di Genova – replica Edoardo Rixi, viceministro dei Trasporti -. Un modo irresponsabile per cercare di tirare su qualche like o qualche voto ai danni di un’opera che sarà un volano per l’economia e l’occupazione dal valore complessivo di 1,3 miliardi di euro, già finanziati. Il traffico portuale aumenterà almeno del 40% con la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro in settori strategici come logistica, industria e servizi: un catalizzatore per lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e la valorizzazione delle filiere produttive locali. Il Pd invece gioca col futuro di Genova e del Paese per un like in più”.

A Rixi replicano Davide Natale e Simone D’Angelo, rispettivamente segretario regionale e genovese del Pd: “In più di un anno e mezzo seduto al ministero Rixi non solo non si è accorto di quanto stava accadendo all’interno dell’Autorità portuale, in particolare sulle concessioni demaniali, ma non ha neanche lavorato perché il nostro territorio ricevesse anche un solo euro in più per il suo sviluppo. In compenso, però, si è contraddistinto per tagli di nastri e per una serie di roboanti annunci, tutti ascrivibili alle belle intenzioni. Oggi, in un incredibile tentativo di riscrittura della realtà, rispolvera l’ormai inflazionata accusa verso il Pd di voler rallentare la realizzazione dell’opera più importante (e onerosa) del Pnrr in Italia”. Rixi però “dimentica di dire che già prima degli scandali che hanno colpito la nostra Regione, la realizzazione della diga era in ritardo di 228 giorni. La diga di Genova è stata finanziata da un Governo di cui il Pd faceva parte, ma le amministrazioni sostenute da Toti, Bucci e Rixi hanno la certa responsabilità dei gravi ritardi. Andrà verificato, invece, se tra le responsabilità ci sarà anche quella di averla resa un’opera al servizio di qualcuno e non per una intera Regione. Serve il superamento immediato dei commissariamenti che si sono mostrati inutili ai fini progettuali e dannosi ai fini democratici”.

Sullo sfondo restano i rilievi dell’Anac sulle presunte irregolarità nella procedura di assegnazione del mega appalto al consorzio PerGenova Breawater guidato da WeBuild, le possibili indagini della Procura europea e quelle della Procura di Genova, che non hanno acceso i fari direttamente sulla diga, ma hanno comunque dipinto un quadro opaco che emerge dalle intercettazioni telefoniche, soprattutto sulla cosiddetta “variante Spinelli” ancora in via di autorizzazione definitiva. Una serie di incognite che non è stato possibile chiarire venerdì, visto che nessuna delle personalità intervenute all’evento di Palazzo San Giorgio (né Salvini,Salini né tantomeno i commissari Bucci e Piacenza) ha permesso ai giornalisti di porre domande.

Intanto, per la realizzazione delle prossime colonne sommerse, nei prossimi giorni è previsto il potenziamento dei macchinari impiegati con la messa in opera di una grande chiatta, tecnicamente una barge, che affiancherà il pontone già in uso, triplicando la produzione settimanale delle colonne. Sono in corso intanto anche le lavorazioni per la barriera di protezione del cantiere di Vado Ligure, composta a sua volta da 5 cassoni, affiancati l’uno all’altro, di dimensioni più contenute rispetto a quelli che andranno a formare lo sbarramento principale. Continuano poi le attività di bonifica bellica in acque profonde, che saranno completate entro l’estate.

 

 

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