Genova. Due nuove stazioni sotto l’ospedale e il pronto soccorso San Martino, 1,8 chilometri di tracciato di cui 1,3 chilometri in galleria, circa tre anni di lavori e una stima dei costi pari a circa 280 milioni di euro, destinati probabilmente a salire. Sono i numeri del prolungamento della metropolitana verso levante come ipotizzato dal Comune di Genova, svelati oggi durante una commissione consiliare sul tema a Palazzo Tursi.
“Nelle prossime settimane faremo il bando per la progettazione – spiega l’assessore alla Mobilità Matteo Campora -. L’obiettivo è aprire nel 2026 la stazione di Martinez in modo da essere pronti per proseguire il tracciato e avere, magari nel 2030, un ulteriore pezzo di metropolitana importante per la città. A fine ottobre scadrà la call del ministero dei Trasporti, per noi questo progetto rappresenta una priorità ed è nostra intenzione presentare istanza di finanziamento. Questa estensione ci aiuterebbe a gestire molto bene il trasporto pubblico togliendo migliaia di persone dagli autobus: un abitante della Valpolcevera potrebbe raggiungere direttamente l’ospedale e il quartiere universitario. Ha un’importanza veramente cruciale”.
A presentare lo studio preliminare l’ingegnera Manuela Sciutto, responsabile della struttura di progetto sulle grandi infrastrutture di trasporto. Il tracciato, superata la futura stazione Martinez (che andrà arretrata di circa 90 metri per non interferire con le officine ferroviarie) si svilupperà per 500 metri a raso, poi in trincea per 220 metri in zona Terralba ed entrerà in galleria già all’altezza di via Torti, continuando in sotterranea per un chilometro e 290 metri fino alla stazione di via Mosso, destinata a diventare il capolinea.
La prima stazione sarà realizzata sotto viale Benedetto XV a ben 34 metri di profondità, sottraendo il primato a quella di Sarzano (27,5 metri sottoterra). Nell’ipotesi preliminare commissionata da Tursi avrebbe tre uscite: una nella curva tra via Torti e via Barrili, nell’area verde alla confluenza tra viale Benedetto XV e corso Gastaldi e naturalmente una in largo Benzi, proprio davanti all’entrata principale del policlinico San Martino. In questo modo si garantiscono tutti gli interscambi, si raggiunge il polo universitario di corso Gastaldi e si va a servire anche la parte più orientale di San Fruttuoso, lontana da piazza Martinez.
La seconda stazione invece avrà un solo accesso, in via Mosso all’altezza del capolinea del bus di fronte al pronto soccorso. La fermata si troverà a 23,8 metri di profondità rispetto alla strada e sarà cruciale per portare i passeggeri nella zona ospedaliera del Monoblocco, piuttosto distante dall’ingresso principale. Ed è probabile che in futuro possano attestarsi in quest’area le linee della Valle Sturla e una parte dei bus che oggi percorrono i quartieri del Levante.
Non si tratterà certo di un’operazione esente da difficoltà. Anzitutto sono numerose le interferenze: dal punto di vista planimetrico il tracciato intercetta il rio Rovare in una zona ad alto rischio alluvionale, il bypass del rio Noce proprio in corrispondenza della stazione Benedetto XV, poi lo scolmatore del Fereggiano e subito dopo lo scolmatore del Bisagno nei pressi via Mosso. Sarà importantissimo quindi assicurarsi di procedere a quote tali da non disturbare il complesso reticolo idrografico. Anche per questo l’ipotesi prevede un andamento altimetrico altalenante: la linea dovrebbe scendere con pendenza del 5% e poi risalire con pendenza 6% fino alla prima stazione, quindi salire nuovamente di quota con pendenza 6% per portarsi in piano sotto via Mosso.
E poi serviranno molti soldi. Il quadro economico si fonda su una stima calcolata in base alle varie porzioni di tracciato. E la voce più onerosa, ovviamente, è rappresentata dal percorso in galleria, che costa 60 milioni al chilometro per un totale di oltre 77 milioni nel caso del prolungamento Martinez-Mosso. Le due stazioni in profondità costerebbero 45 milioni l’una per un totale di 90 milioni. A queste cifre andrebbero aggiunti 30 milioni per quattro nuovi treni necessari a garantire le frequenze, più una quota prudenziale di somme a disposizione. Totale 282 milioni e mezzo. “Ma probabilmente, coi nuovi livelli dei prezzi, il conto sarà più alto“, chiosa Campora.
Il Monoblocco di San Martino sarà probabilmente il traguardo finale per la metropolitana a levante, anche se tra i saggi di Tursi che si occupano di mobilità c’è chi spinge per guardare oltre, ad esempio Borgoratti o l’ospedale Gaslini, come immaginavano diversi studi elaborati in passato. Ma nei piani del Comune avranno un ruolo centrale altre due modalità di trasporto: i bus elettrici che copriranno l’asse di forza di corso Europa fino a Nervi (già oggi servito con tempi vantaggiosi grazie alla corsia protetta) e la ferrovia metropolitana che la giunta Bucci ha ribattezzato Metromare. Anche se il potenziamento delle frequenze a est di Brignole, per ora, non è contemplato da nessun documento ufficiale.