Genova. Verrà sentito domani pomeriggio come persona informata sui fatti l’avvocato Andrea La Mattina, nell’ambito dell’inchiesta che ha terremotato la Regione Liguria e portato ai domiciliari il presidente Giovanni Toti. La Mattina, membro del comitato portuale in qualità di rappresentante per la Regione, aveva espresso perplessità e ma poi aveva votato a favore della proroga a 30 anni della concessione del Terminal Rinfuse per Aldo Spinelli.
Secondo l’accusa La Mattina avrebbe ricevuto pressioni in particolare da Toti. Anche Giorgio Carozzi aveva fatto lo stesso: contrario fino all’ultimo si era espresso poi a favore della concessione trentennale. L’unico a votare contro era stato il savonese Rino Canavese. Sia Carozzi sia Canavese erano già stati sentiti dai pm nelle scorse settimane.
Delle presunte pressioni a La Mattina è stato chiesto, nel lungo interrogatorio della scorsa settimana, proprio all’indagato Giovanni Toti che ha di fatto ammesso le pressioni, considerandole però legittime. Ha ammesso che “sono stati o Spinelli o Signorini a chiedermi di intervenire su La Mattina” che “la pratica era urgente perché concatenata ad altre pratiche strategiche per il porto”. Toti ha commentato l’intercettazione con Signorini in cui definisce La Mattina “un demente, un pazzo” dicendo che era un commento alla situazione critica nell’ambito del board portuale che gli aveva descritto Signorini, a causa di quelli che si opponevano al rinnovo (tra cui lo stesso rappresentante della Regione”.
Per il governatore insomma La Mattina “rappresentava la Regione, ancorché senza vincolo di mandato” e doveva essere “adeguatamente sensibilizzato”. La Mattina quindi in seno al Comitato di Gestione non poteva per Toti votare contro il rinnovo perché “in senso politico il voto contrario non avrebbe rispecchiato la posizione di Regione, Comune ed Autorità Portuale. Se i commissari vengono nominati dagli enti territoriali devono in qualche modo condividerne le posizioni sulle linee generali di sviluppo”.
Nelle intercettazioni l’avvocato Andrea La Mattina viene anche poco garbatamente definito “un avvocaticchio”, “un ragazzetto che sperava di entrare in Autorità Portuale e avere un minimo di visibilità”, uno cioè che “si compra con una carta unta, basta dargli un minimo di considerazione…”
Toti nell’interrogatorio ha sminuito le affermazioni offensive dicendo che voleva solo “riportare in modo colorito a Signorini le lamentele che La Mattina mi aveva rappresentato conseguentemente dicevo a Signorini di dargli più considerazione per averlo dalla sua parte”. E nel corso di una successiva telefonata intercettata Toti aveva detto a Signorini che per garantirsi il voto favorevole di La Mattina sarebbe bastato prendere un caffè il giorno prima del Comitato ed eventualmente garantirgli “tre piaceri pidocchiosi” (“prima di lunedì se convocate questa roba qua chiamatelo, bevici un caffe…se c’ha tre piaceri pidocchiosi da fare su tre gozzi da spostare da qualche banchina di Prà per Rixi dagli un interlocutore che glielo faccia fare che non faccia figure di merda”).
E nell’interrogatorio aveva spiegato: “La Mattina si era lamentato con me perché, sebbene fosse un membro del comitato, aveva sollecitato una pratica di suo interesse presso l’Autorità Portuale e gli Uffici neppure gli avevano risposto”. Fatto sta che La Mattina – che non è indagato nell’inchiesta – ora dovrà raccontare se quelle ricevute da Toti sono state pressioni e se per fargli cambiare idea su una pratica che non lo convinceva è stata sufficiente la clausola inserita sul cambio di destinazione dell’area. Oppure se c’è stato altro