L'intervista

Corruzione, Burlando e quel pranzo sullo yacht di Spinelli: “Mi cercò lui, ma non spensi il telefono”

Burlando, arrestato nel '93 per abuso d'ufficio e truffa e poi assolto: "Mi ero subito dimesso e senza doverne parlare con altri, Toti saprà lui cosa fare..."

Generico maggio 2024

Genova. 29 ottobre 2021, Marina della fiera di Genova. L’ex ministro Claudio Burlando, il vicepresidente del consiglio regionale Armando Sanna, Vittoria Canessa, nominata pochi giorni dopo nella segreteria del Pd genovese, Gian Battista Poggi, allora dirigente del Comune di Genova, e Giulio Schenone, terminalista dirigente del Psa da sempre vicino ai dem, si apprestano a salire sullo yacht di Aldo Spinelli per pranzare e discutere di banchine e sviluppo del porto.

12 maggio 2024. Mattina. La campagna di Torriglia. Claudio Burlando si sta preparando per andare allo stadio. Gioca il Genoa. Sa che la fotografia di quel pranzo a bordo della barca Leila è (di nuovo) sulla bocca di tutti. Se ne parlò, al tempo, sulle pagine dei giornali ma oggi torna d’attualità perché appare nelle carte della procura in merito alla maxi inchiesta per corruzione che vedi 30 indagati tra cui Aldo Spinelli e il figlio Roberto, il presidente della Regione Giovanni Toti e l’ex presidente del porto Paolo Signorini.

– Burlando, cosa ci facevate a pranzo da Spinelli?
“La premessa è che io non parlavo con Spinelli di questioni portuali da sei anni e mezzo, ossia dal 2015, da quando Toti ha vinto le elezioni, d’altronde non ero più al governo e quindi non ero più un suo interlocutore, ma è stato Spinelli a chiedere se potevamo vederci in quell’occasione, anche insieme a Giulio Schenone, con cui dovevano risolvere un litigio legato all’attività dei terminal, ed entrambi volevano un parere sulla potenzialità delle rinfuse”.

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– Quelle stesse rinfuse da scaricare sul terminal che Spinelli voleva gli fosse concesso per 30 o 40 anni?
“Più in generale, io ricordo di aver espresso, in quel frangente, la mia opinione, ovvero che rinfuse vuol dire occupazione, io sono da sempre contro i porti monoprodotto, sono convinto che i contenitori potrebbero avere una flessione permanente, basti vedere cosa sta accadendo a Suez, che siamo in una fase di shoring, dove si cerca di produrre sul posto, ed è quindi importante differenziare la destinazione delle banchine. Si è visto poi dall’inchiesta che, peraltro, Spinelli non aveva alcune intenzione di scaricare Rinfuse su quel terminal per sempre, anzi…”

– Ma torniamo al pranzo. Non c’eravate solo lei e Schenone. Nelle foto si vedono Sanna, Poggi, Canessa..
“Gian Poggi è un grande conoscitore della città e del porto, una sorta di saggio che avrebbe aiutato a non perdere la bussola della conversazione, Sanna era appena stato eletto consigliere regionale e da ex sindaco di Sant’Olcese voleva iniziare a capire di più di porto, l’ho portato da Spinelli come l’ho portato da altri, Moretti del Waterfront, Garré, Schenone e così via, mi aveva ringraziato per quel pranzo, era stata una lezione di logistica mondiale. Poi c’era Vittoria Canessa, che  era la sua assistente. Tutto qui”.

– Quel pranzo sulla barca di Spinelli ha imbarazzato, e non oggi, parte del centrosinistra…
“Sbagliano. Perché io ho fatto mille incontri di quel tipo. E’ normale per un amministratore pubblico parlare con gli imprenditori. Guai a non farlo. Ma quello che è diverso è che io incontravo la gente per l’interesse pubblico, per concretizzare progetti che erano utili allo sviluppo del porto. La grande differenza è che a me interessava molto cosa si andava a scaricare sulle banchine, mentre Toti diceva a Signorini che “tacchini, cinesi o sale era lo stesso, l’importante è che fossero tutti contenti, in modo, e questo è sottinteso, che li aiutassero con la campagna elettorale”.

Generico maggio 2024
Nella foto nelle carte dell'inchiesta gli smartphone tenuti a distanza

– Il pranzo del cosiddetto “patto della lasagna”, tra voi e Spinelli, è stato registrato dalle cimici di chi indagava. Qualcuno potrebbe dire che altri pranzi in passato, magari, non vennero registrati..
“Io posso dire di non aver mai lasciato il cellulare fuori da una stanza per evitare di essere intercettato. Le immagini della procura, invece, documentano il fatto che i massimi vertici delle istituzioni genovesi e liguri spengono il telefono e lo mettono lontano dal tavolo dove si riuniscono. Secondo me basterebbe questo per dimettersi. E vale anche per Bucci”.
(dalle carte che Genova24 ha potuto visionare gli smartphone lasciati fuori fotografati dalla finanza sono solo quelli degli Spinelli e di Signorini, le intercettazioni riportate però sono di tipo ambientale, ndr)

– Come si è sentito quando ha saputo che Spinelli vi aveva usato? In sostanza aveva riferito del pranzo ai giornalisti per fare arrabbiare Toti e spingerlo ad accelerare sulla pratica del Rinfuse…
“Io non l’ho capito subito, è vero che durante il pranzo mi aveva telefonato un giornalista per chiedermi se le lasagne fossero buone, ed era chiaro che era stato Spinelli a cantarsela, ma non avevo capito il meccanismo”.

– Stento a crederlo…
“Direte che sono ingenuo… Però una cosa è successa da quel momento, ho ricominciato a uscire sui media sui temi del porto, sia a Genova sia a Savona iniziando quel percorso di sensibilizzazione sulle questioni portuali che, attraverso la nostra chat Vasta, è culminato nel convegno dell’aprile 2023, un convegno a cui hanno partecipato tutti i massimi esponenti della portualità, Grimaldi, Costa, rappresentanti di Msc, Schenone stesso”.

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– I maligni ricordano che c’erano tutti tranne metà del Pd, e quella metà era a festeggiare il 25 aprile con l’Ente bacini e Vianello, anche lui indagato per corruzione nei confronti di Signorini…
“Evidentemente non c’era altro giorno per organizzare quell’evento…”

– Burlando, adesso cosa succede al porto?
“E’ complicato, come è sempre stato. Il porto è un mondo a parte. D’altronde non ci si può entrare. O lo si conosce da bambino come io ho imparato a conoscerlo da bambino non ci si capisce un ca**o. Ma chi conosce il porto sa che i problemi che si potranno porre adesso, dopo che esplosa l’inchiesta, esistevano già. Penso al tunnel subportuale, ora il problema è che senza il tombamento di calata Concenter chiesto da Spinelli non sanno dove mettere la terra di scavo, ma la questione è a monte: c’è un documento del consiglio comunale che parlava ci sarebbe dovuta essere una gara per la progettazione e realizzazione di quell’opera invece è stato affidato direttamente ad Aspi. O penso alla nuova diga foranea, come si fa a portare avanti il progetto di una variante che si chiama ‘variante Spinelli”, per non parlare dei depositi chimici su cui da anni denunciamo anomalie nelle autorizzazioni o anche sull’ultimo miglio ferroviario. L’ultima volta che ho sollevato pubblicamente dei dubbi su queste operazioni, durante l’assemblea con i cittadini e Rfi a Certosa, Bucci mi disse di andare per funghi, quel Bucci che spegne il telefono prima di parlare con Spinelli… Ma a monte di tutto c’è il fatto che non è mai stato aggiornato il piano regolatore portuale“.

– Facciamo qualche passo indietro. Il porto antico è stato per lei ciò che il ponte San Giorgio è stato per Bucci. Ma quando era sindaco di Genova, nel 1993, venne arrestato con l’accusa di truffa e abuso d’ufficio, e poi assolto..
“Beh, io mi ero dimesso e lo avevo fatto senza avere bisogno di parlarne con nessuno. Toti, cosa farà lui lo deciderà lui, che rilevanza penale avrà il suo comportamento lo deciderà il tribunale, io so come è stato per me”.

– Cosa significa per un uomo che detiene il potere essere improvvisamente con le mani legate?
“Davvero, non ci crederà, ma a me del potere non fregava un ca**o, a me interessava fare le cose giuste. Io sapevo che stavano indagando ma quando ho avuto le carte sono rimasto basito perché non c’era scritto niente, forse pensavano che io avrei confessato delle cose che non avevo fatto. Quattro anni dopo fui assolto e in più la giustizia mi diede ragione anche sull’ingiusta detenzione”.

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