Polemiche

Canile Monte Contessa, al via la riqualificazione grazie al lascito record. Ma è tensione tra gestori e volontari

Dovrebbero partire a breve gli interventi finanziati grazie a un'eredità ricevuta nel 2017. Il Comune ha predisposto il progetto, le opposizioni chiedono di poter intervenire. E il clima è teso dentro la struttura

Generica

Genova. La gestione e il futuro del canile municipale Monte Contessa finisce al centro del dibattito, anche a livello istituzionale, per l’imminente avvio dei lavori di riqualificazione previsti grazie alla scelta di una genovese di lasciare in eredità alla struttura la cifra record di oltre 300.000 euro.

Il canile di via Rollino attualmente ospita 157 cani e 68 gatti, numeri da record rispetto a qualche anno fa, e da tempo i gestori (l’associazione Una, cui è stata da poco rinnovata la concessione sino a giugno, in attesa del nuovo bando) chiedono contribuiti volontari per riuscire a garantire cibo, medicinali e tutto ciò che serve agli animali. A questo si aggiungono problemi strutturali: impianti di riscaldamento non funzionanti o totalmente assenti nelle stecche e nel locale infermeria, scarsa illuminazione, porte dei box danneggiate e da sostituire.

Criticità che dovrebbero essere risolte anche grazie al generoso lascito ereditario. Fondi che il Comune, in accordo con i tecnici della direzione Ambiente, ha già deciso come impiegare, predisponendo un progetto che prevede l’avvio dei lavori a inizio giugno. Da parte delle opposizioni è però arrivata la richiesta di rivedere il progetto e le opere previste tenendo conto anche delle osservazioni mosse dai volontari che hanno siglato il protocollo d’intesa per il supporto e l’assistenza degli ospiti del canile.

“Nel progetto sembra che non siano state comprese alcune opere e riqualificazioni fondamentali e che ho condiviso con i volontari che operano nel canile – ha detto il consigliere del PD Claudio Villa nel corso dell’ultimo consiglio regionale – che mi hanno segnalato alcune cose che auspico possano essere inserite e realizzate: riscaldamento, illuminazione, sostituzione di molte porte dei box e la realizzazione di box smontati alla luce del continuo aumento dei cani che arrivano al canile. È indispensabile che i soldi vengano spesi sia per interventi di ordinaria amministrazione sia per opere che servono al benessere degli animali. Non vorremmo vedere realizzate cose all’interno del canile che potrebbero servire alle persone ma un po’ meno agli animali”.

A Villa ha risposto l’assessore all’Ambiente Matteo Campora, che ha confermato che ”nel corso degli anni la direzione Ambiente ha raccolto le diverse segnalazioni giunte da volontari e gestori. Il primo elenco da cui procedere per un computo estimativo delle opere risale al 2023, periodo in cui si è affrontata con i tecnici la possibilità di apporre qualche lavoro in variante rispetto a quanto definito in fase di gara. I lavori posti a bando di gara riguardano interventi urgenti di messa in sicurezza della struttura per il benessere di animali e operatori. Altre opere verranno realizzate in economia per 23.500 euro. Con le somme giunte in beneficenza verranno invece realizzati lavori successivi: si parla di porte e nuovi box, impianto di riscaldamento, installazione di caldaie aggiuntive, demolizione del massetto e del pavimento, ristrutturazione di tre locali, tra cui quello veterinario, nuova illuminazione notturna in affidamento diretto e infine il locale per la degenza dei gatti randagi, ancora da appaltare”.

Da parte di Villa è quindi arrivata la richiesta (accolta) di affrontare nuovamente il tema in apposita commissione insieme con l’assessora Francesca Corso, che ha la delega al benessere animale: “Questi soldi si devono spendere bene e per il benessere degli animali – ha concluso Villa – queste opere e interventi hanno bisogno di investimenti e ci deve essere un confronto in commissione con i volontari che operano nel canile, con l’associazione che lo gestisce e con i nostri tecnici per capire se effettivamente perseguiremo gli obiettivi della benefattrice che ha donato”.

Tensione tra volontari e gestori del canile

Il progetto tecnico approvato a novembre 2023 e finalizzato a disporre dei 300mila euro potrebbe dunque essere in parte rivisto, ma il clima all’interno del canile resta teso, complice anche l’alto numero di animali che vi sono attualmente ospitati.

Nell’ultimo anno molti cani sono arrivati struttura per abbandono o rinuncia di proprietà, e si tratta di animali che spesso necessitano di specifiche cure mediche o di attenzione particolare a livello comportamentale: moltissimi sono molossi – pitbull soprattutto – e alcuni hanno alle spalle episodi di morsicatura che comportano un percorso di rieducazione. Proprio l’assenza di un veterinario comportamentalista e di un educatore fissi è una delle criticità lamentate dai volontari che fanno parte delle tre associazioni firmatarie del protocollo d’intesa del 2019 – Noi Randagi, Avda 1994 e Leeida – che puntano i fari sulla gestione della struttura e degli animali, su come vengono impiegati i fondi comunali e anche sulle donazioni, alla luca di un recente appello a donare farmaci e integratori lanciato proprio dai gestori sui social.

“Siamo volontari del canile municipale, molti di noi prestano la propria opera di solidarietà e di impegno verso queste creature di nessuno, da molti anni. Siamo a conoscenza di situazioni di gravi carenze in strutture lager del sud, sovraffollate sino a 4mila cani, dove le difficoltà sono certamente enormi, ma ci spaventa che sia difficile prestare le cure necessarie ai quasi 200 cani di Genova – scrivono i volontari in una nota – Sorge spontaneo chiedersi quali competenze amministrative possegga la gestione Una, dato l’importante finanziamento comunale verificabile sul portale di gare d’appalto, peraltro generosamente arrotondato dalle numerose donazioni, le frequenti eredità lasciate ai cani, gli eventi di raccolta fondi, le donazioni di cibo e materiale utile da parte degli stessi volontari e dei cittadini. La frequente richiesta di fondi straordinari non trova poi corrispondenza qualitativa nella vita quotidiana dei cani senza famiglia e della loro casa, il canile. Troppe volte ci siamo trovati nella scomoda posizione di dover segnalare alle autorità competenti che ai cani viene somministrato un solo pasto al giorno e poco appetibile al punto che alcuni spesso lo rifiutano; che il riscaldamento nelle stecche dei box non è funzionante e addirittura inesistente nel reparto infermeria; che non viene garantita almeno un’uscita giornaliera dalle gabbie a tutti i cani; che non vengono messi in atto concreti progetti di recupero comportamentale da parte di professionisti cinofili riconosciuti, dedicati ai cani dal carattere più difficile; che la struttura è decadente e i ripetuti incidenti manifestano quanto poco sia garantita la sicurezza per chi opera e chi frequenta il canile, nonché per i cani stessi”

“I cani sono tanti ma non solo a causa degli abbandoni: troppi cani vengono adottati senza un adeguato percorso preadottivo di conoscenza e di inserimento in famiglia e dopo qualche tempo ritornano in canile, anche questo dato è verificabile – scrivono ancora le associazioni – Inoltre molti cittadini ci contattano perché si trovano in difficoltà con cani di casa che mordono o mettono in atto atteggiamenti pericolosi, o cani ereditati da parenti venuti a mancare ma che non possono per motivi oggettivi, essere accolti dagli eredi: a queste persone che contattano il canile viene risposto che l’attesa per il ricovero è di un anno, ovviamente lasciandole nella disperazione.  Da oltre 20 mesi è vietato ai volontari condurre gli ospiti del civico canile municipale, come previsto dal protocollo di intesa, in manleva oltre le vicinanze del canile, magari per una passeggiata sui prati, o anche per aiutare quei cani che lo necessitano ad abituarsi a viaggiare in auto, a frequentare contesti urbani e sociali, a fare esperienze appaganti e tutte propedeutiche alle eventuali future adozioni: oltre ad offrire maggiore visibilità e preparazione ai quattro zampe in cerca di casa, sarebbe senz’altro utile per diminuire i livelli di stress e disperazione, lamentati nell’articolo dalla gestione, di creature rinchiuse in gabbia anche per 24 ore al giorno e oltre. Da tempo ci esponiamo affinché sia dato il giusto risalto alle adozioni consapevoli e responsabili, almeno altrettanto quanto viene dato alle richieste economiche”.

La replica dell’associazione Una

Ai volontari ha risposto la presidente dell’associazione Una, Gilda Guardascione, contattata da Genova24: “Senza le donazioni private sarebbe impossibile per noi gestire tutti gli animali in struttura. Non parliamo solo di cani, ma anche di gatti: ogni gatto che entra costa 400-500 euro di base, cifra cui vanno aggiunte le spese per eventuali interventi chirurgici. In questo momento abbiamo 157 cani e 68 gatti, e arriviamo da una situazione in cui in media ospitavamo 100 cani e 20-30 gatti, nell’ultimo anno possiamo dire che sono raddoppiati. Ringraziamo quindi tutta la popolazione che ci aiuta. Noi riceviamo 33mila euro per tutta la gestione del canile, soldi necessari per pagare le utenze, il personale dipendente, la manutenzione straordinaria, le spese veterinarie, il cibo”.

Guardascione ritiene indispensabile che il Comune rimetta mano al bando per la gestione e anche ai fondi da destinare alla struttura, anche alla luce dell’aumento degli animali: “Abbiamo già segnalato al Comune i problemi con il riscaldamento e altre criticità strutturali. A livelli invece di gestione dei cani, è necessario che vengano rivisti e dettagliati gli accordi relativi al contributo dei volontari. Il gestore deve occuparsi della gestione dei cani e del canile, e non dei volontari, devono esserci regole scritte in modo chiaro sia sul fronte delle manleve per portare fuori i cani sia sul fronte della copertura assicurativa e delle modalità di interazione con i cani in struttura”.

Per quanto riguarda l’assenza di un educatore e di un veterinario comportamentalista, Guardascione chiarisce che “dobbiamo trovare un educatore e non è facile. Abbiamo l’obbligo di avere un veterinario comportamentalista, ma non è una figura fissa, pagarlo ogni giorno è un importo non da poco, viene quando c’è necessità. Certamente l’educatore cinofilo è una figura necessaria in canile, ma allo stesso tempo è necessario che, se presente, le sue prescrizioni vadano rispettate da tutti, soprattutto dai volontari. Che devono essere opportunamente formati e seguire corsi specifici prima di interagire e portare fuori i cani. Alcuni sono difficili e necessitano di accortezze specifiche, altri devono mangiare un certo cibo o determinate quantità. Ha poco senso per noi investire in un educatore se non c’è accordo tra ciò che dispone e ciò che poi nella pratica fanno i volontari che vengono in canile. Il Comune e la Asl dovrebbero imporre determinate regole alle persone che fanno accesso alla struttura”.

Guardascione commenta poi l’impossibilità da parte dei volontari di accedere ad alcune parti del canile: “Si tratta dei locali destinati all’isolamento, dove i cani che arrivano in canile restano un periodo per ragioni sanitarie, e poi la sala chirurgica e il gattile sanitario. Scelta che riteniamo corretta. Il Comune dovrebbe dare delle regole un po’ più ferree sia per i volontari sia per la gestione – conclude Guardascione – e serve anche una formazione specifica, il canile di Genova è importante, è considerato un buon canile rispetto ad altri, ma soprattutto per i volontari ci vuole una formazione: siamo nel 2024, si parla di cinofilia e con i problemi che si stanno riscontrando non possiamo fare entrare le prime persone che si presentano”.

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