Genova. “Elementi base per l’implementazione della soluzione di chiusura del ciclo rifiuti in Liguria come da pianificazione regionale”, questa perifrasi ha fatto da sfondo, oggi, nella sala Trasparenza della Regione Liguria, alla conferenza stampa durante la quale sono state annunciate almeno due notizie di rilievo per quanto riguarda la gestione del ciclo dei rifiuti.
Da una parte la presentazione dello studio commissionato dall’Arlir, agenzia regionale per i rifiuti, al Rina e che in 130 pagine (ma ancora senza analisi di dettaglio ma sulla base di cartografia e modellistica, come hanno chiarito i relatori) individua cinque siti potenziali tra cui la discarica di Scarpino, dall’altra la notizia della disponibilità avanzata da Amiu e recepita da una delibera della giunta Bucci a costruire l’impianto proprio a Scarpino.
Da tempo il sindaco Marco Bucci non nasconde la volontà dell’amministrazione di realizzare un’infrastruttura che possa chiudere il ciclo: “Checché ne dicano i talebani – ha affermato in conferenza stampa – lavorare anche l’ultima frazione di indifferenziato in modo da produrre energia è il mondo più ecosostenibile di gestire i rifiuti”. L’assessore all’Ambiente Matteo Campora, non molto tempo fa, aveva affermato di “non aver paura di usare la parola inceneritore”.
La giunta Bucci porterà la delibera in discussione in consiglio comunale “anche se non siamo obbligati a farlo”, ha sottolineato il sindaco. Lanciando già una frecciata all’opposizione: “Sto apprezzando molto la decisione presa da un sindaco che non è certo della mia stessa parte politica, quello di Roma, che sta andando nella direzione della chiusura del ciclo”.
La disponibilità avanzata da Amiu ad aprire un’interlocuzione per la realizzazione dell’impianto, tecnicamente non una manifestazione di interesse, si sovrappone nei tempi alla presentazione dello studio del Rina, depositato la scorsa settimana, e voluto dall’Agenzia dei rifiuti regionale di cui è commissaria la ex sindaca di Vado, Monica Giuliano.
“Sulla base del piano regionale dei rifiuti – ha spiegato – e della necessità di avere spazi idonei per impianto che dovrà gestire almeno 200mila tonnellate di materiale e che sia altamente performante sia in termini di produttività sia in termini ambientali, Rina con un’analisi tecnico scientifica ha individuato cinque aree: Valpolcevera-Scarpino, Valle Scrivia, Vado-Quiliano, Cairo Montenotte e Cengio ma non è escluso che poi si possano prendere in considerazione altri spazi”.
“La chiusura del ciclo dentro i confini liguri è un nostro obiettivo dal 2015 così come l’incremento della raccolta differenziata – ha affermato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti – io credo che con i passi avanti annunciati oggi potremo avere questo impianto in tempi ragionevolmente brevi, difficile fare una stima seria ma basandosi sulle dinamiche amministrative possiamo ipotizzare circa 4 anni di tempo“.
Ma quindi cosa è contenuto nel documento con cui Amiu si propone di realizzare un impianto? Durante la conferenza stampa non sono stati forniti molti dettagli. In ballo diverse opzioni come da normativa regionale e che quindi prevedono la realizzazione di un termovalorizzatore, di un impianto di riciclo chimico, detto anche waste to chemicals, oppure di un impianto misto.
La proposta è a uno stadio embrionale e non si parla di eventuali partner privati sulla base di project financing o di altre modalità di progettazione e realizzazione. Per quanto riguarda i costi, se sarà Amiu a realizzare l’impianto ricadranno inevitabilmente sulla Tari, “ma sul medio periodo, quando sarà assorbito il costo dell’investimento, ci sarà un risparmio sulla tassa dei rifiuti”, dice l’assessore all’Ambiente del Comune Matteo Campora.
Il termovalorizzatore, o l’impianto alternativo, nella proposta operativa di Amiu dovrà gestire un volume tra 200 e 250 mila tonnellate annue. Il presidente di Amiu Giovanni Battista Raggi, a margine della conferenza stampa, ha spiegato che la zona individuata sarebbe quella della cornice superiore della discarica di Scarpino, sopra l’area del ormai famigerato impianto Tmb, i cui lavori hanno subito ritardi pesanti per via di problemi al terreno delle fondazioni. “L’area per l’inceneritore ha una geologia di tipo diverso e comunque abbiamo ipotizzato un sistema di palificazioni con cui si potrebbe sostenere la presenza di qualunque impianto”, aggiunge Raggi.
L’obiettivo, ha ricordato l’assessore regionale Giacomo Giampedrone (che però poche settimane fa aveva escluso interlocuzioni in atto su Scarpino), è l’autonomia: “Il Rina ha individuato le aree e valutato la migliore tecnologia da utilizzare: 200 mila tonnellate è il quantitativo che serve per chiudere il ciclo. Per noi la preferenza è il waste to chemicals ma il termovalorizzatore è un’alternativa. C’è tanto da lavorare ma quella di oggi è una giornata importante”.
Durante la conferenza stampa in Regione non sono mancate le proteste, una sorta di antipasto di un dibattito molto acceso che presto divamperà a Genova: la consigliera della Lista Sansa Selena Candia, insieme ad alcuni esponenti dei comitati del territorio hanno esposto uno striscione: “Inceneritore, no grazie”.