Genova. La Regione Liguria ritiene “possibile che non debbano sussistere” le condizioni per applicare la norma che consente ai cittadini di accedere alle prestazioni sanitarie in intramoenia pagando solo il ticket qualora le Asl non riescano a garantirle nei tempi previsti dalle prescrizioni mediche. È quello che ha detto l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola in risposta a un’interrogazione presentata dal M5s in consiglio regionale dopo l’intervento sul tema del difensore civico Francesco Cozzi.
Cozzi, dopo le segnalazioni arrivate dall’associazione Impegno Comune di Chiavari, aveva scritto ai direttori generali di Alisa e della Regione Liguria invitando a predisporre una modulistica per avvalersi di questa “scorciatoia” legale, poco conosciuta ma contemplata dal decreto 124 del 29 aprile 1998: “Qualora l’attesa della prestazione si prolunghi oltre il termine fissato, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico dell’Asl di appartenenza e dell’Asl nel cui ambito è richiesta la prestazione, in misura uguale, la differenza” tra il ticket e l’effettivo costo. In caso di pazienti esenti le aziende sanitarie locali devono coprire l’intero costo della prestazione.
Ma l’interpretazione della Regione è diversa: quella norma, secondo gli uffici, sarebbe “di natura transitoria”, visto che si applica nelle more di un comma che stabilisce che “le Regioni disciplinano, anche mediante l’adozione di appositi programmi, il rispetto della tempestività dell’erogazione” delle prestazioni sanitarie. E questo – ha spiegato Gratarola – è quanto avrebbe fatto la Regione adottando il piano per la riduzione delle liste d’attesa (il cosiddetto Porla) e acquistando ulteriori prestazioni dai privati (come le 120mila della diagnostica per immagini e quelle per la patologia cardio-toraco-vascolare, per cui sono state avviate le manifestazioni di interesse).
La questione, insomma, potrebbe trasformarsi in uno scontro legale. Da una parte associazioni e comitati, supportati dalle opposizioni politiche e forti dell’intervento del difensore civico, determinati a far applicare una norma che, se tradotta in atti concreti, metterebbe le Asl in seria difficoltà finanziaria. Dall’altra i vertici della sanità regionale che si appigliano a un cavillo contenuto nel medesimo decreto: quella soluzione non sarebbe percorribile perché nel frattempo la Liguria ha intrapreso le azioni necessarie a tagliare i tempi d’attesa (che però rimangono lunghissimi nelle specialità rimaste per ora escluse dagli stanziamenti straordinari)
Il Movimento 5 Stelle non molla il colpo: “L’assessore ha dato una risposta tanto insoddisfacente quanto irricevibile – attacca il capogruppo Fabio Tosi -. Il difensore civico è stato estremamente puntuale e preciso quando ha sottolineato le criticità subite dai cittadini che quotidianamente devono fare i conti con una sanità incapace di rispondere ai bisogni. Riteniamo irricevibile la risposta dell’assessore: ci stiamo lavorando non risponde alla necessità ormai impellente di garantire una definizione univoca su tutto il territorio regionale per consentire ai liguri di accedere alla prestazione in intramoenia come chiaramente previsto dal decreto del ’98. La legge c’è, stabilisce un diritto inequivocabile e l’ente deve rispettarla, informando correttamente la cittadinanza”.
“Aver stanziato risorse milionarie per accorciare le liste d’attesa risolve i nodi nel presente (e limitatamente ad alcune prestazioni) ma non traguarda il futuro, peraltro prossimo: quando avremo esaurito l’attuale disponibilità economica, saremo punto e a capo. E non saranno certo i tecnicismi a risolvere i problemi”, conclude Tosi.