Genova. Nel giorno in cui è stata celebrata in grande stile la “prima pietra” del tunnel subportuale di Genova non sono arrivati chiarimenti sul destino finale della sopraelevata Aldo Moro, opera che la galleria sottomarina nasce in teoria per sostituire e non per raddoppiare. O meglio, il sindaco Marco Bucci ha ribadito – non senza insofferenze per l’ennesima serie di domande poste sul tema – che il progetto del tunnel sarà affinato per eliminare ogni interferenza.
“Il tunnel è un’opera completamente separata dalla Sopraelevata e deve rimanere separata – ha scandito il primo cittadino a margine della firma del protocollo di legalità in prefettura -. È vero che all’inizio c’era un’uscita che presupponeva l’abbattimento della Sopraelevata, ma io ho già visto il nuovo progetto, che sta andando avanti e che presuppone la coesistenza di ambedue, pur mantenendo l’uscita e l’ingresso da via Madre di Dio“.
Il progetto approvato, in realtà, non lascia spazio a interpretazioni: per collegare il tunnel subportuale alla zona del centro si prevede la demolizione del tratto di Sopraelevata da calata Gadda al porticciolo Duca degli Abruzzi per fare spazio alle nuove rampe di raccordo, che tra l’altro permetteranno di uscire verso il centro città a chi arriva da ponente, ma non a chi imbocca la galleria dalla Foce. Quella di cui parla Bucci è una variante progettuale più volte annunciata, che però al momento non esiste nei documenti ufficiali.
Una volta risolta l’interferenza a livello tecnico rimarrà comunque l’incognita sul destino dell’infrastruttura. Bucci manda la palla in tribuna: “Qualcuno deciderà se è il caso di buttarla giù o non buttarla giù, o buttarne giù una parte. Ho già detto anche qual è la mia idea, ma io probabilmente non sarò più sindaco. Lo deciderà la città. È corretto e onesto far sì che i due progetti siano separati per evitare che ci sia una correlazione non voluta”.
D’altro canto gli studi di traffico alla base dell’analisi costi-benefici che giustifica la costruzione del tunnel hanno considerato come scenario di riferimento “la dismissione e abbattimento della Sopraelevata da via Buozzi alla Fiera e la rifunzionalizzazione del tratto da San Benigno a via Buozzi, che rappresenta la tratta minima per mantenere attive le funzionalità del già complesso nodo di San Benigno senza doverlo rivedere pesantemente“.
In altri termini, il tunnel subportuale (che costerà circa un miliardo anziché i 700 preventivati, con gli extracosti spalmati sui pedaggi di tutta la rete autostradale) risulterà conveniente solo se andrà a sostituire gran parte della Sopraelevata. “Non è assolutamente vero – ribatte oggi Bucci -. Autostrade può scrivere quello che vuole, io dico quello che pensa il sindaco”.
Nulla impedisce al sindaco (presente o futuro) di prendere decisioni diverse, ma i calcoli effettuati non prendono in considerazione l’idea di mantenere integralmente in piedi un’opera che si avvicina ai sessant’anni di vita e che necessita di una corposa manutenzione straordinaria. Senza contare che i finanziamenti di Autostrade bastano solo a costruire il tunnel e le opere accessorie, mentre le risorse per un refitting della Aldo Moro sarebbero tutte da reperire.
In ogni caso Bucci era stato molto meno possibilista un anno fa: “Rimarrà in piedi il pezzo che arriva a Principe. Sicuramente butteremo giù il tratto che va da Principe fino all’ex mercato del pesce. È ancora in discussione il tratto da piazza Cavour alla Foce, bisogna decidere cosa fare”. Anche lo studio di Renzo Piano aveva sposato questa visione, immaginando di troncare la Sopraelevata poco dopo Dinegro in modo da liberare anche la vista dal Palazzo del Principe. Non è un mistero che il progetto del Waterfront di Levante contemplasse come vantaggio implicito la demolizione dell’arteria.
Adesso, insomma, si riapre tutta la partita e tornano di possibile attualità le alternative più audaci: mantenimento totale della Sopraelevata aperta al traffico per assicurarsi un buon effetto ridondanza insieme al tunnel (auspicato ad esempio da Gianluigi Gatti, ingegnerie ex dirigente del Comune), riconversione a verde pubblico e percorso ciclopedonale sul modello della High Line di New York, abbattimento del solo tratto centrale con riuso del troncone di levante per realizzare il collegamento Waterfront-Porto Antico senza disturbare le riparazioni navali. Da mesi in città si sono formate due tifoserie, pro o contro l’abbattimento. L’archistar Renzo Piano aveva lanciato l’idea di un referendum per far decidere direttamente ai genovesi: sarebbe un caso più unico che raro.