Genova. Resta in carcere Ahmed Mustak, l’uomo di 44 anni accusato di avere ucciso la moglie e di avere fatto passare la morte della donna, Sharmin Sultana, di 32 anni, come un suicidio. Secondo il pm non può andare ai domiciliari, come chiesto dalla sua avvocata Vittoria Garbarini, “perché potrebbe influenzare i testimoni“.
L’uomo era stato scoperto anche grazie a un disegno fatto dal figlio. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Marcello Maresca, l’uomo vessava continuamente la donna che stava su Tik Tok e che voleva emanciparsi. La morte era avvenuta lo scorso marzo nel quartiere di Sestri Ponente a Genova. In un primo momento si era pensato a un suicidio ma anche i familiari della donna avevano espresso dubbi sul marito.
Sharmin Sultana era precipitata dalla finestra di casa ed era caduta in strada in via Emanuele Ferro, nel quartiere di Sestri Ponente, poco lontano dallo stabilimento di Fincantieri dove lavorava il marito. In casa, quel giorno, oltre ai figli c’era anche l’uomo che ai carabinieri aveva detto di non avere sentito nulla perché era a letto e non si sentiva bene.
Secondo quanto raccontato dai figli di 7 e 10 anni, il padre picchiava spesso la madre perché stava al telefonino e faceva video su Tik Tok. “Papà si è arrabbiato e ha sbattuto la testa della mamma a terra”, una delle loro drammatiche testimonianze. Sharmin, hanno ricostruito gli investigatori, aveva anche deciso di cercare un lavoro ma il marito non era d’accordo.
I due bambini dopo il grave trauma vissuto sono stati purtroppo divisi e affidati al momento a due diverse comunità visto che il più grande ha problemi legati allo spettro autistico e ha bisogno di un supporto particolare per l’apprendimento e la crescita. Essendo fra l’altro gli unici possibili testimoni del sospetto femminicidio, saranno nei prossimi mesi sentiti in audizione protetta perché possano provare a raccontare quanto è accaduto alla loro mamma.