Genova. Nessun pilone nell’alveo del Bisagno, nessuna risagomatura dell’argine, quasi 30mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici che forniranno il 50% dell’energia necessaria. E poi meno stazioni – saranno sei anziché sette, compreso il capolinea – con un look più leggero, per diminuire l’impatto sul paesaggio, e alcuni tratti a doppio binario anche al di fuori delle fermate.
Sono alcune delle modifiche che, secondo indiscrezioni, saranno integrate nella versione definitiva dello studio di fattibilità dello Skymetro, di fatto il primo documento “ufficiale” sul prolungamento della metropolitana in Valbisagno, finanziato un anno e mezzo fa dal ministero dei Trasporti con 398 milioni di euro. Un elaborato che si avvicinerà molto al vero e proprio progetto definitivo, commissionato allo stesso raggruppamento di imprese per circa 6 milioni. In queste settimane i progettisti di Systra Sotecni, Italferr e Architecna Engineering stanno limando gli ultimi dettagli insieme al Comune. La presentazione al pubblico dovrebbe avvenire poi all’inizio di ottobre tramite la piattaforma online Dialoghi in città.
La novità più importante, preannunciata dall’assessore Matteo Campora, è l’assenza di strutture ricadenti anche solo in parte nel Bisagno. Rispetto allo studio di InArPro – l’unico pubblicato finora – i piloni non poggeranno più sull’argine, ma sulla strada, al posto dell’attuale marciapiede che verrà a sua volta spostato verso la carreggiata. Le dimensioni della sponda sinistra, su cui passerà lo Skymetro da piazzale Marassi fino a Molassana, dovrebbero consentire di mantenere due corsie per senso di marcia (seppure di dimensioni ridotte) e un passaggio pedonale su entrambi i lati.
Da quanto trapela, inoltre, sembra che sia stata trovata una soluzione definitiva per realizzare la “svolta” dalla stazione Brignole a via Canevari senza tagliare alberi e senza nuove costruzioni in alveo. Si trattava di uno dei nodi più difficili dal punto di vista ingegneristico, tanto che le prime ipotesi vagliate dal Comune (tra cui il progetto di Alstom scelto in origine per il project financing, poi accantonato) prevedevano un sistema di trasporto svincolato dall’attuale linea di metropolitana, considerando impossibile la curvatura con un raggio così ristretto senza soluzioni di forte impatto. Ma le tavole progettuali, per il momento, sono top secret.
Altre modifiche rilevanti riguardano le stazioni. Anzitutto saranno in numero inferiore rispetto a quelle previste finora: Adriatico e Bligny verranno infatti “accorpate” in un’unica fermata all’altezza dell’ex officina Guglielmetti che dovrebbe fungere da rimessa ma anche da polo di interscambio coi bus delle linee collinari. Un taglio che sarebbe dettato soprattutto da ragioni di costi, visto che le stazioni sono una delle voci più pesanti sul conto economico dell’opera. La seconda variazione – anche questa accennata negli scorsi mesi da Campora – interessa la zona di Marassi: la stazione al servizio dello stadio sarà spostata di qualche metro verso piazza Romagnosi, di fronte al parcheggio. In questo modo si risolvono i problemi di ordine pubblico paventati dalla Prefettura, ma anche l’interferenza con l’edificio dell’istituto Firpo-Buonarroti, che nella prima versione dello studio avrebbe avuto l’impalcato a un metro dalle finestre. Inoltre tutte le stazioni saranno realizzate in stile minimalista, senza elementi che ostruiscano la vista verso la vallata.
Allo studio dei progettisti c’è poi l’estensione del doppio binario in alcuni tratti di Skymetro al di fuori delle stazioni, per garantire maggiori frequenze e quindi una maggiore capacità della linea. In origine il prolungamento della metropolitana era stato concepito a binario unico, sia per contenere i costi sia per ridurre l’impatto visivo. L’ipotesi al vaglio riguarderebbe la parte di tracciato a monte di piazzale Bligny.
Tra i dettagli che emergono ci sono gli aspetti energetici. E da questo punto di vista lo Skymetro si pone come una vera innovazione tra le infrastrutture di trasporto pubblico. La copertura di pannelli fotovoltaici, secondo le stime dei tecnici, dovrebbe garantire una produzione di elettricità di quasi 9 milioni di kilowattora all’anno, come una piccola centrale elettrica in grado di soddisfare circa il 50% del fabbisogno della linea tra Brignole e Molassana, con oscillazioni a seconda delle condizioni meteorologiche e della stagione.
Queste le principali novità, anche se non è escluso che qualcosa possa cambiare ancora in queste ultime settimane di lavoro a ritmi serrati tra i progettisti e i tecnici del Comune. Una delle partite più delicate è quella finanziaria, visto che il finanziamento concesso dal Governo è molto “tirato”. Qualche risorsa in più dovrebbe essere recuperata grazie alla normativa nazionale sull’adeguamento dei prezzi, per il resto bisognerà affidarsi a economie in ambito progettuale. Limando, ad esempio, la spesa per le stazioni e riducendo al minimo indispensabile le rifiniture.
Nonostante i ritardi accumulati, l’ipotesi di partire nel 2024 coi cantieri sarebbe ancora plausibile, anche se la previsione di tre anni per ultimare i cantieri potrebbe essere rivista al rialzo. Tutto, ovviamente, al netto delle battaglie legali annunciate dal comitato Opposizione Skymetro – Valbisagno Sostenibile che da mesi tenta di mettere le mani sui documenti progettuali per avere carte da impugnare nei tribunali amministrativi. Un altro spunto è la modifica al regolamento regionale che introduce la deroga alla fascia di inedificabilità entro 10 metri dagli alvei dei torrenti: secondo il parere degli avvocati bisognerà attendere che la norma venga applicata per poterla contestare. Il braccio di ferro, insomma, deve ancora iniziare.