Genova. Nel dibattito legato allo Skymetro, sistema di trasporto che il Comune di Genova, con fondi del Mit, vuole realizzare per migliorare i collegamenti in Val Bisagno, si inserisce – anzi, torna a inserirsi – il mondo di Vasta, la chat whatsapp creata dall’ex ministro dei Trasporti Claudio Burlando.
Torna a inserirsi, nel senso che l’idea osé che nelle ultime ore sta tenendo banco sulla rete social era già stata già presentata, in parte, un anno e mezzo fa in un incontro di Maestrale, l’associazione creata da Burlando, ma trova nuovo vigore e interesse in questa estate di incognite su quello che sarà il progetto definitivo dell’opera.
L’assessore alla Mobilità del Comune Matteo Campora ha assicurato che sarà pronto a breve e che non prevederà né piloni in alveo, diversamente da quanto filtrato dallo studio preliminare, e non toglierà spazio alla strada.
Al di là del legittimo interrogativo su come ciò sarà possibile, la community di Vasta e in particolare lo stesso ex ministro Pd, parte dal presupposto che il Bisagno di domani non è il Bisagno di ieri se sarà ultimato, come si auspica, il progetto dello scolmatore.
“L’operazione dello scolmatore come modifica il bacino del Bisagno? Come ne migliora la portata, la sicurezza? Che margini di libertà concede? – si domanda Burlando – perché se possiamo permetterci di considerare il Bisagno sicuro anche con un alveo più stretto allora perché non ipotizzare una metro sopraelevata ma al centro dell’alveo, che serva in maniera democratica entrambe le sponde utilizzando ponti nuovi o rinnovati e magari facendola progettare a un architetto, rendendola un’opera davvero caratterizzante della vallata”.
Claudio Burlando, che in Val Bisagno “nasce” sia anagraficamente sia politicamente, su questa lunghezza d’onda trova Giovanni Battista “Gian” Poggi, storico dirigente del Comune, oggi pensionato, e Arcangelo Merella, ex assessore alla Viabilità di Tursi e oggi tra i consulenti di Marco Bucci.
Nella “discussione libera” aperta su Vasta, Gian Poggi sottolinea i lacciuoli legati alla legge regionale 9/93 che nel regime transitorio, articolo 26, vieta le coperture, le nuove inalveazioni, i restringimenti, gli scolmatori, ed è stata interpretata negli anni come riferente a regime definitivo.
“Nel caso del Bisagno bisognerebbe quindi rifare il piano di bacino, prendendo atto che con lo scolmatore lo scenario cambia totalmente ed il rischio resta confinato agli affluenti non ancora sistemati. Se si facesse così lo skymetro a centro alveo potrebbe essere coniugato con una operazione di riqualificazione urbana più estesa”, suggerisce Poggi.
Sull’aspetto estetico è Merella a insistere: “Il profilo architettonico nel progetto attuale non esiste – critica – roba da ingegneri scarsetti”. Secondo Merella, e non solo, ci sarebbero i margini temporali e operativi per correggere il tiro: “I finanziamenti sono stati dati non a un progetto definitivo ma a uno schema di massima”.
Ad ogni modo, se da una parte si pensa a un’idea “coraggiosa” e di impatto sia reale sia psicologico sul paesaggio e l’ambiente, dall’altra su Vasta non si smette di proporre come valida l’alternativa minimal di una linea elettrica su sede stradale, un vero e proprio tram, coordinato con il sistema degli assi di forza attraverso la sincronizzazione smart dei semafori. In quel caso non ci sarebbe necessità di intervenire sull’alveo del Bisagno.