Genova. È morto la scorsa notte all’età di 60 anni il linguista Fiorenzo Toso. Professore ordinario all’Università di Sassari, era considerato il massimo esperto di lingua genovese e dialettologia ligure. Alcuni mesi fa aveva scoperto di essersi ammalato di una grave forma di tumore.
Il funerale si terrà martedì 27 settembre alle ore 15 presso la parrocchia dei Santi Nazario e Celso di Arenzano.
Nato ad Arenzano nel 1962, ha dedicato gran parte della sua vita allo studio e alla divulgazione del patrimonio linguistico della Liguria, nella terra d’origine e nel mondo. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui oltre 500 articoli scientifici, un’edizione critica in tre volumi dell’intera letteratura in lingua genovese (che abbraccia 800 anni di storia), dizionari storici ed etimologici e tre raccolte di poesie.
Nei suoi anni di ricerca, Toso ha dedicato grande attenzione all’eredità linguistica genovese nel Mediterraneo e nei luoghi in cui i liguri hanno fondato comunità nel corso dei secoli. La sua opera è stata fondamentale per il riconoscimento ufficiale e l’insegnamento del tabarchino, il dialetto ligure parlato a Carloforte e Calasetta, nel sud-ovest della Sardegna, dai discendenti dei coloni genovesi emigrati a partire dal 1540. Per questo i due Comuni lo hanno insignito della cittadinanza onoraria. Occupandosi di isole linguistiche e fenomeni di contatto, ha documentato le tracce genovesi nei dialetti parlati – ad esempio – in Grecia sull’isola di Chio, sulle sponde del Mar Nero, a Gibilterra e in America Latina.
Si è occupato anche di minoranze linguistiche in Italia e in Europa, di etimologia italiana e di metalinguaggio. Ha collaborato al Lessico Etimologico Italiano fondato da Max Pfister e stava dirigendo il grande progetto del Dizionario Etimologico Storico Genovese e Ligure. È stato anche tradurre dallo spagnolo e dal francese in italiano, dallo spagnolo e dall’italiano in genovese.
“Oggi perdiamo un uomo geniale, un uomo di eccezionale cultura, un cervello sopraffino che ha saputo portare avanti con convinzione la sua passione – scrive in un post su Facebook il figlio Pietro, esperto in gestione dei beni culturali -. Proprio lo stesso cervello gli ha tirato un brutto scherzo, con un tumore che nel giro di pochi mesi se lo è portato via. Lo ha portato via a noi figli, ma lo ha portato via a tutti. Papà non era un esibizionista, ha sempre lavorato nell’ombra per seguire ciò che gli è sempre piaciuto. Lo studio della lingua con la quale parlava da bambino lo ha portato a pubblicare più di 500 articoli scientifici, lasciando una testimonianza fondamentale per chiunque vorrà approcciarsi negli anni alla conoscenza del genovese e di tutte le sue declinazioni“.