Cambio di strategia

Ex Onpi di Quezzi, la giunta Bucci non vuole più venderlo: “Riqualificarlo coi soldi del Pnrr”

Fallito il tentativo di trovare investitori privati, ora si punta a riconvertirlo in struttura sanitaria con fondi pubblici. Piciocchi: "Servono 4-5 milioni"

ex onpi quezzi

Genova. Il Comune cambia strategia sull’ex Onpi di Quezzi, la casa di riposo chiusa nel 2005 e abbandonata da allora in uno stato di totale degrado in una zona priva di spazi e servizi. Dopo aver provato in tutti i modi a vendere il complesso – oltre 4.700 metri quadrati di superficie di cui circa 1.500 coperti – ora l’obiettivo è ottenere dal Pnrr i fondi necessari per riqualificarlo e destinarlo nuovamente a funzioni socio-sanitarie.

Il grande “vuoto urbano” di Quezzi, quartiere della Bassa Valbisagno diviso tra verde e cemento, è tornato di immediata attualità con la campagna elettorale, tanto da indurre il centrodestra a rivedere le proprie decisioni. “In realtà ne stiamo parlando da tempo – risponde l’assessore Pietro Piciocchi -. Lì servono 4-5 milioni da trovare nel Pnrr Sanità, perché quella è la funzione della struttura. Confermo che questa è la nostra volontà, ma il progetto è ancora da costruire e dobbiamo ragionare con la Regione sul tipo di funzione che vogliamo inserire all’interno”.

ex onpi quezzi

La prima decisione della giunta Bucci, in realtà, era stata quella di alienare l’edificio. L’ex Onpi era stato inserito nel 2018 nel piano strategico di valorizzazione immobiliare sperando che qualche investitore si facesse avanti per acquistarlo. Viste le caratteristiche interne e il contesto urbanistico, che presenta diversi problemi di accessibilità, si suggeriva di mantenere l’uso clinico-sanitario. A marzo 2022 l’assessora all’Urbanistica Simonetta Cenci l’ha presentato sotto il nome di Rsa Quezzi al Mipim di Cannes, la grande fiera internazionale dell’immobiliare. Ma finora nessuna trattativa è mai andata in porto.

ex onpi quezzi

La difficoltà di piazzare l’immobile sul mercato è dovuta principalmente a due fattori. Anzitutto l’entità dell’investimento: secondo le stime più pessimistiche servirebbero anche 7 milioni per ristrutturare e riconvertire la struttura ormai fatiscente e devastata dai vandali. Inoltre, chi dovesse acquistarla dal Comune si troverebbe comunque le mani legate: circa un terzo deella superficie, corrispondente a tutta l’ala est, è ancora proprietà di Arte. In passato Tursi aveva provato a realizzare una permuta per acquisire il 100% del complesso, ma non se n’è mai fatto nulla. Tra i progetti falliti anche quello lanciato nel 2013 dalla giunta Burlando per 70 alloggi di social housing: diversi i punti deboli, tra cui l’impossibilità di ricavare i corrispondenti parcheggi in un quartiere che ne è già privo.

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Nei giorni scorsi il candidato sindaco progressista Ariel Dello Strologo ha scelto proprio l’ex Onpi di Quezzi per lanciare il progetto delle case di quartiere, “luoghi di socialità per ricucire il tessuto umano e urbano lacerato dall’attuale amministrazione”. Ancora prima il presidente del Municipio Bassa Valbisagno Massimo Ferrante, ricandidato anche quest’anno per il centrosinistra, aveva proposto in un’intervista a Genova24 di mantenere la proprietà pubblica dell’immobile ricavando “abitazioni per giovani e persone in difficoltà coi fondi del Pnrr”.

Idee diverse da quelle della giunta Bucci che punta ancora sull’aspetto sanitario. D’altra parte non sono ancora chiuse le porte a un’eventuale intervento dei privati. “Se arrivano i fondi Pnrr lo recuperiamo noi, se arrivano gli investitori agiscono loro“, spiega l’assessora Cenci. In quel caso la gamma degli usi possibili, non avendo il vincolo dei fondi pubblici, sarebbe più ampia: non solo residenza per anziani ma anche turismo, uffici, alloggi per studenti, servizi pubblici.

ex onpi quezzi

Oggi l’ex Onpi ospita un presidio della protezione civile e un parco pubblico riqualificato dal Municipio con un’area giochi per bambini e un’area sgambatura per cani. Nonostante sia l’unico polmone di Quezzi, un quartiere circondato dai boschi ma privo di verde urbano, l’apertura al pubblico avviene a singhiozzo. Né il Comune né il Municipio dispongono del personale necessario per la sorveglianza e la manutenzione, e così la fruibilità negli ultimi mesi è stata garantita solo dai progetti temporanei che hanno coinvolto i percettori di reddito di cittadinanza.

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