Genova. L’onda emotiva suscitata dal crollo del cimitero di Camogli, con oltre duecento feretri dispersi in mare a seguito del collasso della struttura, ha nuovamente acceso il dibattito sulla manutenzione del territorio e delle infrastrutture pubbliche, soprattutto quelle cimiteriali, sempre più esposte al degrado e alla furia degli elementi.
A molti cittadini genovesi, vedendo e rivedendo le immagini dello scempio di Camogli, è tornata in mente una situazione analoga che da anni va avanti in uno dei maggiori complessi cimiteriali di Genova, secondo solo a Staglieno per grandezza, storicità e monumentalità: parliamo del Cimitero della Castagna e del suo “gemello” Cimitero degli Angeli, costruiti sulle alture di Sampierdarena tra i forti Tenaglia e Promontorio, e che da diversi lustri sono alle prese con cedimenti strutturali e abbandono.
Siamo quindi tornati ancora una volta in loco per verificare lo stato dell’arte, dopo il nostro ultimo sopralluogo del 2019, e ancora una volta la nostra visita si è tramutata in un viaggio horror tra crolli, dissesto, bare e resti umani a vista, lasciati a giacere in balìa di intemperie e animali.
La situazione più grave, e paradossalmente più nota, è sempre quella dei colombari di levante, dove il reparto dei loculi centenari – o perpetui – è una vera e propria galleria del degrado. Il crollo avvenuto negli anni scorsi della struttura, in questi ultimi mesi è peggiorato, se possibile, trascinando con sé altre bare e sepolture. Le casse sfondate e a vista non si contano, e tra piante infestanti, detriti e marcescenze assortite spuntano ossa umane e qualche teschio.
“Sono tutte sepolture del dopoguerra – ci racconta Luigi, assiduo frequentatore del campo santo, dove quasi ogni giorno viene a trovare la moglie – quando ancora si potevano acquistare dei loculi centenari o perpetui. I primi crolli risalgono ad almeno 15 anni fa – ci riporta scavando nella memoria – ma poi è stato un continuo decadimento. Qualche anno fa l’amministrazione aveva concesso il trasferimento in altre zone, ma molti di questi morti non hanno più nessuno e nessuno li ha reclamati, e stanno lì”. Mentre parliamo ci indica le bare frantumate dal marcio e dai crolli del calcestruzzo, le casse zincate in bilico e i buchi: “Abbiamo visto anche animali entrare ed uscire dai loculi, nel boschetto i cinghiali hanno sfondato decine di tombe”.
Ai piedi del colombaro transennato, con le colonne crepate e i calcinacci sparsi, un campo dove emergono dall’erba le foto antiche di persone sepolte in precedenza in altri spazi: quelli di cui nessuno ha reclamato i resti non ancora consumati, vengono rinterrati qui, in attesa di essere pronti per l’ossario comune. Anche il piano superiore è però inaccessibile a causa del rischio di ulteriori crolli: “Per fortuna mia moglie è ancora in una parte ‘buona’, ma ho due zii, per cui abbiamo pagato il loculo, che da anni non posso neanche vedere”.
E pensare che un loculo, che dal 1973 può essere solo al massimo quarantennale, costa la cifra di oltre 7 mila euro, solo per il posto, escluse quindi le spese di allestimento lapide e tumulazione. Ogni anno il comune incassa una cifra che si aggira sui 9 milioni di euro (dati del 2018) ma i tanti cimiteri genovesi versano i condizioni molto complicate: “Sulla situazione della Castagna stiamo inserendo una progettazione di intervento per il triennale – ci conferma l’assessore con la delega ai Servizi Civici Massimo Nicolò, da poche settimane entrato in ruolo – mentre sul Cimitero Angeli è operativo un cantiere per sistemare le gallerie principali”. Gallerie principali che da tempo mostrano inquietanti segni di cedimento, con fessurazioni sempre più consistenti. Ma non solo: l’amministrazione è attiva sui cimiteri di Pegli, Nervi e Voltri, dove da tempo erano attesi interventi di messa in sicurezza di gallerie e coperture.