Genova. Il dissesto idrogeologico perseguita i genovesi, anche dopo la morte. Con questa amara boutade noir si potrebbe riassumere lo stato di degrado in cui versano alcuni dei principali cimiteri genovesi, alle prese, da molti anni, con problemi strutturali, infiltrazioni, crolli e storica carenza di manutenzione.
Siamo andati a far visita ai tre più grandi campisanti della città, trovando molteplici criticità con cui, ogni giorno, i cittadini devono confrontarsi nell’andare a far visita ai propri cari estinti: sul posto abbiamo raccolto alcune testimonianze di chi vive questi luoghi, osservandone quello che sembra essere un inarrestabile declino
Cimitero di Staglieno
Abbiamo iniziato il nostro reportage dal Cimitero Monumentale di Staglieno, uno dei più famosi al mondo per la ricchezza di opere d’arte e il pregio architettonico; e se la polvere sulle statue e la vegetazione infestante possono contribuire all’atmosfera crepuscolare dal retrogusto romantico dei viali e dei corridoi, le infiltrazioni e i crolli restituiscono un senso di abbandono e degrado non consono ad un luogo così importante per la città.
Oltre alle innumerevoli parti dissestate della pavimentazione, sono tanti gli angoli transennati a causa di crolli e calcinacci generati dalle numerose infiltrazioni che le centenarie strutture patiscono. E poi i muri scrostati, i marmi rotti, gli alberi crollati e le pozzanghere sui pavimenti. A farla da padroni, ovunque, i piccioni, che con il loro guano ammorbano anche la parti più recenti e frequentate, come ci fa notare una signora, durante una delle sue tante visite di saluto ai propri cari. La donna ci mostra una serie di foto scattate nei mesi scorsi, che ritraggono lo sporco portato dai volatili, poi rimosso in questi giorni, in previsione delle commemorazioni dei defunti. Tra queste foto anche alcuni scatti che immortalano cumuli di sacchi contenenti probabilmente casse estumolate, accatastati vicino ai cassoni della raccolta rifiuti: “Mi è stato assicurato fossero vuote – racconta – ma solo in questi giorni sono state coperte”. Ad onor di cronaca aggiungiamo che molti parti del cimitero sono in più che buono stato, come ad esempio la tomba di Mazzini o il memoriale dei caduti del primo conflitto mondiale, ma il bilancio, vuoi per l’importanza della struttura, vuoi per la sua celebrità di livello mondiale, è severo e deludente.
Cimitero della Castagna
La seconda struttura della nostra visita è il Cimitero della Castagna a Sampierdarena, il secondo più grande di Genova. La parte a sud, verso Promontorio è quella più moderna, ma da tempo è alle prese con numerose infiltrazioni d’acqua piovana dai soffitti: il risultato sono ancora transenne e intonaci mancanti. Un signore ci accompagna qualche minuto, mostrandoci una spessa fessura che si è formata tra due muri, tanto da riuscire a vedere il mare: “…e splenda ad essi la luce perpetua”, ci ricorda, con amaro e genovesissimo sarcasmo.
E’ la parte storica a nord a destare maggior preoccupazione: nel boschetto superiore la vegetazione è diventata una giungla, avendo inglobato tombe e sentieri, mentre le strutture sono transennate e invase dalla terra. Mentre scattiamo qualche foto, due donne, madre e figlia, ci raccontano il lento e inesorabile degrado di questo cimitero, la cui manutenzione sembra essere in mano alla sola pietas dei visitatori. Ci accompagnano per qualche minuto, mostrandoci la devastazione: “Cinghiali vanno e vengono, mentre anche le faine fanno le tane nelle tombe sprofondate”.
Ma sono i colombai di levante a presentare il più drammatico aspetto di devastazione: un crollo ha interessato diversi metri della struttura, portandosi con sé i loculi e quanto essi contenevano. Sono decine le bare a vista, molte sfondate e lasciate nella loro marcescenza en plein air, alcune coperte da un “telo pietoso”, molte no. Stando a quanto riportato da alcuni visitatori, e agli archivi stampa, questa situazione ha radici pluriennali (Genova24 ne parlò già nel 2015) ma in questi ultimi mesi ha visto un ulteriore decadimento, con nuovi cedimenti e danni alle strutture.
Cimitero Pini Storti di Sestri Ponente
Per chiudere il nostro piccolo e assolutamente non esaustivo tour ci siamo recati presso il Cimitero Pini Storti, sviluppatosi sulle alture di Sestri Ponente. In questo caso, fatto salvo alcune infiltrazioni d’acqua e relativi distacchi di intonaco, le strutture non presentano criticità come nei precedenti cimiteri. Vicino all’entrata due cassoni per la raccolta dei rifiuti, da cui emergono dall’acqua piovana accumulatasi, nuovamente i “sacchi bianchi” e resti che sembrano essere quelli delle estumulazioni.
Insomma, riposare in pace sembra davvero difficile per i genovesi sepolti nei nostri cimiteri. Le mancanze di risorse e di manodopera per l’amministrazione civica sono problemi noti le cui radici attraversano i decenni e le istituzioni, ma forse un maggior contributo da parte della cosa pubblica sarebbe doveroso, auspicabile e più rispettoso, per chi c’è stato ma soprattutto per chi c’è adesso: onorare l’aldilà, per preservare l’aldiquà.